I filippini del Califfato

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ITALIA – Roma 20/11/2014. All’inizio della settimana il governo turco e quello filippino hanno firmato un accordo per aprire voli commerciali diretti da e per i rispettivi paesi.

Questo accordo potrebbe avere un profondo impatto sulla comunità dei lavoratori filippini all’estero, che costituiscono una parte sostanziale della crescita economica delle Filippine, più liberi ora di recarsi pe lavoro nell’area medioriantale. Ad oggi e ufficialmente, ci sono, secondo le autorità di Manila, circa 1,6 milioni di filippini che lavorano in Medio Oriente, Siria e Iraq incluse. Tuttavia,le stime non ufficiali ne aggiungono 10-20 milioni privi di documenti di lavoro nella regione, che utilizzano documenti falsi.
Nonostante la gran parte si questi lavoratori siano gente onesta, molti jihadisti filippini (nella foto il jihadista, probabilmente filippino, parte del gruppo dei boia che ha ucciso, decapitandoli, un gruppo di piloti siriani)  si spostano verso l’area mediorientale affermando di essere lavoratori domestici stranieri, o religiosi, o studiosi/pellegrini, mentre in loco verrebbero poi aiutati da ong caritatevoli islamiche legate allo stato Islamico. Ciò che li rende fonte di preoccupazione per Manila è il fatto che molti sono dei “Balik Revert”, cioè fedeli rientrati nella comunità Balik Islam. Un “Balik Revert” è un filippino che si è convertito all’ideologia militante islamico predicato dai seguaci dei gruppi terroristici nel paese. C’è una forte e diffusa componente nazionalista nella Balik Islam, stante la grande quantità di propaganda radicale impregnata di slogan anti-coloniali. Il più grandi diffusore di una simile visione è il Rajah Suleiman Movement (Rsm) guidato da Omar Lavilla e da Ahmed Santos, oggi in carcere ma che sembra coordinare le attività di Rsm da dietro le mura carcerarie. Stante la grande diffusione estera di lavoratori filippini in tutto il mondo, un jihadista filippino non attirerebbe attenzione se il suo vero nome fosse un tipico cognome ispanico come dimostrano le storie di pericolosi jihadisti che per anni hanno lavorato all’estero in ruoli di copertura tradizionalmente occupati da veri lavoratori filippini. Questo fatto rende i filippini il candidato perfetto per viaggiare senza attirare indesiderata attenzione e facili obiettivi per i reclutatori dello Stato islamico. Giovani, lontano da casa, spesso cristiani o musulmani non praticanti, verrebbero attratti con la promessa, poi mantenuta, di un lavoro migliore, una prospettiva di matrimonio, di una “nuova famiglia”, e del rispetto degli altri. Il reclutamento avverrebbe tramite ong internazionali e centri islamici legati alla comunità jihadista globale ad esempio. Una volta che si “entra nel sistema,” si viene spediti nei teatri del Medio Oriente per combattere sotto la bandiera di Isis. La guerra intestina nella jihad filippina vede una grand ricerca di fonti di finanziamento estero, sarebbe questo il motivo per cui cercano di inserirsi nella guerra regionale siriana. Questo fatto ha portato all’invio di individui in Medio Oriente che avessero la padronanza della lingua araba, principalmente chi avesse già lavorato nella regione, n una qualsiasi insospettabile mansione. Molti di questi personaggi erano stati convertiti all’Islam militante, mentre lavoravano in Arabia Saudita e in Qatar. L’apertura di voli diretti tra la Turchia e Filippine aprirebbero una valida alternativa per un viaggio in Siria, visto che le forze di sicurezza thailandesi hanno intensificato i controlli a Bangkok e Pattaya; e perché il viaggio da Manila è più economico, datore da non trascurare.