Sistani: i militari iracheni sono corrotti

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IRAQ – Baghdad 08/11/2014. La più influente autorità sciita in Iraq ha detto il 7 novembre che la corruzione nelle forze armate ha consentito a Isis di prendere gran parte del nord dell’Iraq.

L’Ayatollah Ali al-Sistani (nella foto) è diventato sempre più critico verso i leader iracheni dall’inizio della crisi di Isis, definita la peggiore situazione da quando è stato rovesciato Saddam Hussein nel 2003. L’esercito iracheno, destinatario di 25 miliardi di dollari in formazione e finanziamenti da parte degli Usa, è crollato di fronte all’assalto dei jihadisti con effetti a cascata che hanno portato al dilagar dello Stato islamico, alla decapitazione degli ostaggi occidentali e ai bombardamenti della coalizione anti Isis.
In diretta televisiva dalla città santa di Kerbala, Sistani ha denunciato la corruzione dei militari:
«Le diverse posizioni militari non dovrebbero essere occupate da coloro che non sono professionali, patriottici, fedeli, coraggiosi e non interessati a svolgere il proprio dovere perché corrotti o mossi da interessi personali». Sistani, la cui autorità è legge per i milioni di seguaci, ha continuato a dire che «anche la corruzione più piccola è grande». Negli ultimi mesi, Sistani ha criticato i leader politici iracheni, dicendo che i loro battibecchi e le differenze settarie stavano minando l’esistenza dell’Iraq, un importante produttore di petrolio dell’Opec. I pesanti commenti sull’esercito segnano un livello più profondo di preoccupazione per la stabilità del paese mesopotamico. Le operazioni aere a guida Usa hanno rallentato l’avanzata dello Stato islamico e in mancanza di un esercito forte, il governo iracheno si è rivolto alle milizie sciite sostenute dall’Iran, ma le loro presunte violazioni dei diritti umani hanno approfondito le tensioni in Iraq.
I leader delle milizie negano le accuse affermando che i loro combattenti sono a caccia dei jihadisti di Isis che si nascondono nelle comunità sunnite. Ma anche se i paesi occidentali intendono rafforzare il sostegno alle forze armate irachene, la questione principale è una sola: il governo a guida sciita può rilanciare un’alleanza con le tribù sunnite che hanno aiutato la sconfitta di Al Qaeda durante l’occupazione degli Stati Uniti? I fatti sembrano smentire le aspettative se è vero che i leader della tribù Albu Nimr, della provincia di Anbar, i cui membri sorso tati massacrato a centinaia dallo Stato islamico nel corso delle ultime due settimane, accusano il governo di Baghdad e le sue forze armate di aver ignorato i ripetuti appelli ad aiutarli quando Isis si è chiusa su di loro.