Un accordo tra il governo centrale di Baghdad e l’Unione Patriottica del Kurdistan, che aveva da poco interrotto il flusso di petrolio dalla zona di Kirkuk alla Turchia, ha permesso la ripresa del processo.
Kosrat Rasul, capo dell’Unione Patriottica del Kurdistan, UpK, che controlla i campi petroliferi di Kirkuk, ha detto che il suo gruppo ha raggiunto un accordo con il primo ministro Haider al-Abadi il 7 marzo, secondo quanto riporta la Reuters.
In base all’accordo, il greggio continuerà scorre dalla regione attraverso un gasdotto ad un terminale turco verso l’esportazione sul Mediterraneo facendo rotta verso i mercati globali.
La scorsa settimana, le forze UpK hanno preso d’assalto la sede della società statale North Oil Company, Noc, a Kirkuk, bloccando le esportazioni di petrolio, nel tentativo di forzare Baghdad a soddisfare la sua richiesta di avere una quota delle entrate.
Aala Talabani, un deputato UpK del parlamento iracheno, ripreso da Press Tv, ha detto che le autorità locali non gradivano che né Baghdad né il semi-autonomo governo regionale del Kurdistan, Krg, era stato in grado di costruire una raffineria locale «in modo che la popolazione della provincia potesse avere un quota di petrodollari».
Il gruppo curdo aveva chiesto anche che l’accordo del 2016 sulla condivisione petrolifera tra Baghdad e la regione del Kurdistan «fosse annullato entro una settimana». Rasul, dopo l’accordo, ha detto che il problema non c’era più facendo decadere l’ultimatum, senza fornire ulteriori dettagli.
L’enorme giacimento di petrolio di Kirkuk può produrre circa 150mila barili al giorno ed ha fornito materiale per l’esportazione sui mercati globali attraverso la Turchia.
Inoltre l’8 marzo, il ministro del Petrolio iracheno, Jabar al-Luaibi ha detto che il paese aveva aggiunto una unità di elaborazione alla raffineria di petrolio di Kirkuk, aumentando la capacità dello stabilimento di 10000 barili al giorno.
Nel 2014, il Krg di Massoud Barzani, ha iniziato le esportazioni indipendenti di greggio da Kirkuk, un’iniziativa che ha scatenato le tensioni con il governo centrale.
Tuttavia, Baghdad e Erbil hanno firmato un accordo l’anno scorso sulla questione e hanno deciso di dividere equamente i ricavi. L’UpK, avversario storico del Partito democratico del Kurdistan di Erbil, è stato a lungo contro l’accordo.
Luigi Medici