IRAQ. L’influenza turca sull’energia irachena: sfida per sovranità e stabilità regionale

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L’Iraq si trova ad affrontare una complessa crisi energetica, alimentata dalla sua dipendenza dal petrolio, dalle conseguenze della revoca delle deroghe alle sanzioni internazionali e dalle intricate dinamiche geopolitiche regionali. In questo contesto, la Turchia si profila come un attore di primo piano, con una presenza sempre più incisiva nel settore energetico iracheno e un ruolo chiave nelle dinamiche con la regione autonoma del Kurdistan.

Questa dipendenza dalle entrate petrolifere, come sottolineato da Mustafa al Karaawi, membro della Commissione parlamentare per le finanze, rappresenta una vulnerabilità strutturale che richiede una diversificazione delle fonti di reddito per garantire maggiore stabilità finanziaria. A questa vulnerabilità strutturale si aggiunge la recente revoca della deroga statunitense che consentiva all’Iraq di importare gas dall’Iran, acuendo ulteriormente la crisi energetica e costringendo Baghdad e il Ministero dell’Elettricità a cercare alternative per alimentare le proprie centrali elettriche, avviando valutazioni per esplorare fonti alternative. Per garantire la propria sovranità energetica e ridurre la dipendenza da un singolo attore esterno, l’Iraq sta accelerando le trattative per la finalizzazione di un importante accordo di fornitura di gas naturale liquefatto (GNL) con l’Algeria e valutando le importazioni di gas dal Qatar. Inoltre, il comitato parlamentare iracheno ha raccomandato di accelerare il completamento dell’oleodotto Bassora-Haditha e l’impiego di talenti ingegneristici iracheni per incrementare la produzione nazionale e ridurre la dipendenza dalle importazioni di petrolio.

In questo scenario di crisi, la Turchia ha dimostrato “un’immediata volontà di partecipare alla risoluzione della crisi energetica che sta affrontando l’Iraq”, come riportato dal quotidiano londinese al Arab. Il Primo Ministro Mohammed Shia al-Sudani ha incontrato il Ministro turco dell’Energia e delle Risorse Naturali, Alparslan Bayraktar, ribadendo la volontà del governo di migliorare la cooperazione congiunta con le aziende turche in vari settori, incluso quello energetico, e di aumentare la fornitura di elettricità attraverso l’interconnessione congiunta. L’Iraq prevede, infatti, di raddoppiare le sue importazioni di elettricità dalla Turchia per soddisfare la domanda nelle province settentrionali, aumentando la capacità della linea di trasmissione tra i due paesi da 300 a 600 megawatt entro la prossima estate. La Turchia si è infatti offerta di colmare le lacune create dalla riduzione delle importazioni di gas iraniano, con l’obiettivo di raddoppiare le importazioni di elettricità dalla Turchia per soddisfare la domanda nelle province settentrionali, consolidando, così, il suo ruolo di fornitore energetico privilegiato dell’Iraq.

Tuttavia, questa crescente dipendenza dall’elettricità turca solleva interrogativi sulla sovranità energetica dell’Iraq e sulla sua vulnerabilità a pressioni politiche ed economiche da parte di Ankara, accentuati dall’interesse turco per la regione autonoma del Kurdistan iracheno, con cui Ankara ha stretto accordi energetici di lungo termine. Il Kurdistan iracheno, con le sue significative riserve di petrolio e gas, rappresenta un elemento cruciale nelle dinamiche energetiche regionali e un partner fondamentale per la Turchia. L’oleodotto Kirkuk-Ceyhan, gestito dalla Turchia, è la principale via di esportazione del petrolio curdo verso i mercati internazionali, garantendo ad Ankara un controllo significativo sui flussi energetici della regione. 

Nonostante le dispute legali e le controversie con il governo centrale di Baghdad, le relazioni energetiche tra Erbil e Ankara sono rimaste solide, basate su interessi economici reciproci e su una visione condivisa della stabilità regionale. Questi accordi, spesso criticati per la loro mancanza di trasparenza e per i potenziali impatti sulla sovranità irachena, hanno garantito al Kurdistan una certa autonomia economica e alla Turchia un accesso privilegiato alle risorse energetiche della regione. La regione autonoma del Kurdistan iracheno rappresenta un elemento cruciale nella strategia energetica turca. Il governo iracheno sta compiendo “grandi sforzi per riprendere le esportazioni di petrolio dalla regione del Kurdistan iracheno” e sono in corso trattative con le compagnie petrolifere straniere contrattate con la regione per risolvere alcuni problemi tecnici relativi alla ripresa delle esportazioni. Il Primo Ministro del governo regionale del Kurdistan, Masrour Barzani, e il ministro turco dell’Energia e delle Risorse naturali, Alparslan Bayraktar, hanno discusso della rimozione degli ostacoli alla ripresa delle esportazioni di petrolio del Kurdistan. La Turchia, quindi, si starebbe quindi ponendo come mediatore e facilitatore nella ripresa delle esportazioni di petrolio curdo, ma soprattutto come principale beneficiario di questa ritrovata stabilità. 

L’espansione dell’influenza turca in Iraq si inserisce in un contesto geopolitico regionale di crescente competizione tra potenze come Turchia, Iran e Arabia Saudita. La capacità dell’Iraq di gestire questa influenza, bilanciando le ambizioni di autonomia energetica con la necessità di cooperare con partner regionali, sarà determinante per il suo futuro e per la stabilità dell’intera regione mediorientale. Un approccio equilibrato e una strategia di diversificazione energetica rimangono essenziali per garantire la sovranità irachena, tenendo in considerazione che l’evoluzione delle relazioni tra Baghdad, Ankara ed Erbil sarà cruciale per il futuro energetico dell’Iraq.

Elisa Cicchi

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