IRAQ. L’attore nascosto del nuovo corso saudita-iraniano

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Il governo di Muhammad Shia’ al-Sudani sta cercando di promuovere i rapporti diplomatici con i propri vicini in modo da giocare un ruolo di primo piano nei tentativi di stabilizzazione dell’intera regione. Queste intenzioni devono tuttavia scontrarsi con numerose difficoltà. Se da una parte i rapporti con la Turchia sembrano non portare ad una rapida soluzione del problema dell’acqua che sta causando grave siccità nel Paese, nelle ultime settimane la politica estera di Baghdad è stata caratterizzata principalmente dai rapporti con l’Iran, e dal ruolo giocato dal Paese nei tentativi di riavvicinamento tra Tehran e l’Arabia Saudita.

Infatti, i diplomatici dell’Iran e di Ryadh stanno svolgendo i loro incontri principalmente a Baghdad, facendo così ipotizzare che l’Iraq stia giocando un ruolo di primo piano nella riappacificazione tra i due Paesi. Eppure, ad analizzare meglio la situazione non sembra essere così. Nelle ultime settimane si sono due importanti incontri all’interno dei rapporti tra Iraq e Iran. Il primo, avvenuto tra il governo iracheno e Ali Shamkhani, Segretario del Consiglio Supremo della Sicurezza Nazionale dell’Iran, ha portato alla firma di un memorandum di intesa che sembra essere tutto a favore di Tehran. Con la firma di questo memorandum l’Iran, che stabilisce che nessun accordo petrolifero possa essere stipulato dall’Iraq verso le compagnie occidentali senza il benestare di Tehran, si riafferma l’enorme influenza dell’Iran su Baghdad. Infatti, oltre a riassicurare una cooperazione economia, commerciale, energetica e nel settore dei trasporti, non viene fatto alcun riferimento alla possibilità di un impegno iraniano a cessare i bombardamenti sul Kurdistan iracheno: quest’ultimo elemento permetterebbe a Baghdad di riacquisire una certa dose di indipendenza nei confronti dell’Iran.

Di altra natura è stato il secondo incontro, che ha visto coinvolti membri del governo iracheno e una delegazione iraniana guidata da Esmail Qaani, leader dell’ala di intelligence dei Guardiani della Rivoluzione, la Brigata Gerusalemme. In questo incontro l’Iran ha assicurato il supporto alle milizie filo iraniane presenti in Iraq anche qualora si raggiunga l’accordo con l’Arabia Saudita. Infatti, come sostenuto da Tehran, sebbene l’accordo tra l’Arabia Saudita e l’Iran potrebbe congelare il conflitto, rimarrebbe una competizione tra i due Paesi tale da non modificare l’approccio relativo alla sicurezza adottato dall’Iran in Iraq.

Dunque questi due incontri sembrano essere serviti a Tehran per assicurarsi la continuazione della propria influenza economica e militare in Iraq in vista del raggiungimento di un accordo diplomatico con l’Arabia Saudita che potrebbe modificare gli equilibri della regione. Alla luce di questi incontri sembra che il ruolo giocato dall’Iraq all’interno di questi incontri diplomatici sia di secondo piano: Baghdad rappresenterebbe semplicemente il luogo di incontro tra Tehran Riyadh.

Un secondo elemento importante per la politica estera irachena riguarda i rapporti con la Federazione Russa. Infatti, questa settimana alcuni funzionari iracheni hanno dichiarato al Middle East Eye che la Russia ha chiesto al governo iracheno di riaprire il suo spazio aereo all’esercito russo. L’apertura dello spazio iracheno all’aviazione militare della Federazione Russa servirebbe a Mosca per facilitare i trasferimenti di truppe ed equipaggiamenti militari nelle sue basi nella Siria orientale.

Probabilmente nel segno di una maggior coesione tra i due Paesi, anche in funzione della richiesta di Mosca ad aprire lo spazio aereo iracheno, questa settimana il Ministro degli Affari Esteri dell’Iraq ha annunciato la firma di un accordo con la Russia per esentare i possessori di passaporto diplomatico, di servizio e privato, dalla necessità di avere un visto. Questi due eventi si inseriscono all’interno dei rapporti economici tra i due Paesi. Infatti, di fronte all’incapacità dell’Iraq di ripagare i debiti a Mosca a causa della mancanza di dollari, la Federazione Russa ha proposto a Baghdad la possibilità di ripagare tali debiti direttamente in rubli.

Questi elementi mostrano come la Federazione Russa stia cercando da una parte una maggiore collaborazione tra i due Paesi, motivata dalla volontà di Mosca di aumentare la propria presenza nella regione; dall’altra mostra il tentativo di sostituire il dollaro negli scambi commerciali a seguito delle sanzioni dovute all’invasione dell’Ucraina del 2022.

Pietro Zucchelli

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