Il 4 aprile 2019, un funzionario dell’Alleanza Internazionale anti ISIS ha negato ogni responsabilità della Coalizione per il lancio di volantini nell’Anbar in cui si chiede ai cittadini di fornire informazioni sul leader di Daesh Abu Bakr al-Baghdadi utili al suo arresto, promettendo una di 25 milioni di dollari. «Gli Stati Uniti e le forze alleate non hanno nulla a che fare con i volantini con la taglia sul Baghdadi che circolano sui siti di notizie e di cui si è detto siano opera della coalizione internazionale», riporta la Cnn citando fonti della coalizione.
Il sito Baghdad Today, che riporta fonti dell’intelligence irachena, riporta che «le informazioni contenterei volantini si diceva fossero state verificate prima del lancio su Ramadi e nell’Anbar», osservando che «le forze di sicurezza non hanno registrato alcuna informazione sull’effettiva consegna nella provincia».
Il quotidiano riporta poi che «i numeri telefonici indicati e a crisi chiede di telefonare per segnalare informazioni su al Baghdadi appartengono a paesi africani che non stanno cooperando con l’Alleanza internazionale: si è scoperto che il primo è della Repubblica del Ghana in Africa, che inizia con il prefisso +233, mentre il secondo, che inizia con il prefisso +229, è della Repubblica del Benin».
Lo Stato Islamico non ha dato ampio spazio alla cosa sui social media: si afferma con forza che i sostenitori del Califfo Ibrahim non sono come i traditori di Osama bin Laden.
Ci si deve chiedere ora chi ci sia dietro quest’operazione che ha creato confusione in una zona già problematica dell’Iraq, dove il problema è la presenza di ISIS e nelle cui zone desertiche è sconsigliato andare; dove la corruzione regna sovrana e dove scorrazzano incontrollate le milizie sciite, non è ancora chiaro e inoltre una simile taglia da chi e come verrebbe pagata se le autorità non ne sanno nulla?