IRAQ. In crisi di democrazia

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Le manifestazioni irachene, l’11 ottobre, sono riprese a Baghdad e province del sud. Gli attivisti hanno chiesto la presenza di 10.000 persone nelle piazze, gli analisti iracheni hanno commentato che l’Iraq non è democratico: 165 morti oltre 6.000 feriti e 1000 arresti sommari non fanno della regione mediorientale un modello a cui ispirarsi.

Nella giornata del 10 ottobre, inoltre, gli attivisti hanno preparato una vademecum del cattivo poliziotto mostrando video dove si vedono poliziotti o miliziani, difficile distinguere in Iraq, che a suon di bastoni picchiano i manifestanti, li arrestano, li inseguono, mentre questi sono disarmati.

E mentre a gran voce i giovani in piazza chiedono le dimissioni del governo, Mahdi e il suo gabinetto hanno dato vita a una serie di riforme per l’economia e a un rimpasto di governo. Il fatto è che ora a voler togliere la spina al governo Mahdi sono anche i parlamentari che non vogliono essere accusati dal popolo di omicidio.

Ieri a scendere in campo anche l’Osservatorio iracheno per le libertà di stampa per voce del Sindacato dei giornalisti iracheni che ha invitato il primo Ministro Adel Abdul Mahdi a scusarsi ufficialmente con i media, che sono stati sottoposti a gravi violazioni durante la recente ondata di manifestazioni.

L’Osservatorio ha affermato che «il Primo Ministro Adel Abdul-Mahdi è tenuto a scusarsi ufficialmente con i media, che sono stati oggetto di gravi violazioni durante la recente ondata di manifestazioni, a un risarcimento per i danni materiali subiti e a un’indagine trasparente per scoprire chi ha effettuato quegli attacchi».

I canali tv del Tigri ed Eufrate sono stati attaccati due volte: la prima volta atti di vandalismo, la seconda uso di razzi, studios bruciati a Nassiriya, mentre l’amministrazione della NRT aveva denunciato arresti, mentre Hisham Fares al-Adhami è stato ucciso da un’arma da cecchino nel cortile. 

L’uccisone di Hisham Fares al–Adhami e gli altri episodi di violenza, hanno gravemente messo in pericolo la libertà della stampa e dell’espressione. È un messaggio esplicito ai media che hanno difficoltà a essere tutt’altro che professionali e non possono svolgere il proprio ruolo nel coprire gli eventi in cui la posizione del governo è emersa in modo negativo e scioccante dalle recenti violazioni che possono essere ripetute in qualsiasi ondata di future proteste.

Graziella Giangiulio