IRAQ. Gli USA cercano il permesso di Baghdad per schierare i Patriot

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Gli strateghi del Pentagono vogliono dispiegare le difese missilistiche Patriot in Iraq per fornire una protezione extra contro gli attacchi missilistici balistici iraniani, ma il governo di Baghdad non lo sta consentendo, hanno detto i leader militari americani.

«Abbiamo bisogno del permesso degli iracheni, questo è un problema», ha detto il Segretario della Difesa Mark Esper ripreso dal Washington Examiner. Questi commenti danno una spiegazione politica per l’assenza di batterie missilistiche Patriot, da Baghdad. La loro assenza avrebbe contribuito ad aumentare le difese durante l’attacco contro le basi militari in Iraq compiuto da Teheran, dopo l’uccisione di Qassem Soleimani.    

Il capo di Stato Maggiore dello Us Army, Mark Milley, ha detto che: «Questo è quello per cui sono stati progettati, non posso dire con certezza … se questo sarebbe successo. Ma questo è esattamente ciò per cui sono stati progettati, è abbattere i missili balistici in arrivo».

La riluttanza del governo iracheno a permettere ai sistemi Patriot di entrare nel paese sottolinea le tensioni politiche che minacciano quella che dovrebbe essere una «duratura partnership strategica» tra Baghdad e Washington. 

La disputa politica non è l’unico ostacolo, ha detto Milley. «Ci sono difficoltà oggettive, la scienza della guerra, per così dire, per spostare e portare in teatro le batterie Patriot. Un battaglione Patriot non è una piccola organizzazione, è relativamente grande. Quindi, la meccanica di tutto questo deve essere elaborata, e questo è, di fatto, in corso».

Esper ha sottolineato che le ricadute dell’attacco su Soleimani stanno ancora venendo fuori: «Una delle cose che dobbiamo fare è assicurarci di avere il permesso del governo ospitante, ed è una delle questioni su cui dobbiamo lavorare e risolvere», ha detto il capo del Pentagono.

I diversi gruppi politici nel parlamento iracheno stanno principalmente decidendo come far rispettare il voto, recente, che espelle di fatto tutte le truppe straniere, Usa in testa, dal territorio dell’Iraq. In questa diatriba, solo apparentemente politica, si inserisce la presenza dell’Iran e delle milizie sciite filo iraniane e sopratutto la grande crisi istituzionale che sta vivendo l’Iraq, i cui studenti sono in piazza da molto tempo e il cui governo è dimissionario. 

Graziella Giangiulio