IRAQ. Ergastolo per le mogli russe dei jihadisti DAESH

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La giustizia irachena, il 29 aprile, ha condannato 19 donne russe all’ergastolo per aver fatto parte dello di Stato islamico, si tratta dell’ultima di una serie di pesanti sentenze contro donne straniere legate ai jihadisti.

Il presidente della Corte penale centrale di Baghdad, che si occupa di casi di terrorismo, ha detto che le donne sono state giudicate colpevoli di «essersi unite e di aver sostenuto Isis», riporta Afp. Sono state condannate alla stessa pena detentiva sei donne dell’Azerbaigian e quattro del Tagikistan. Le donne, che hanno il diritto di fare appello contro le sentenze, sono entrate in tribunale una ad una vestite di foulard nero e camicette rosa, la maggior parte delle quali accompagnate dai loro figli. Si sono rivolte al tribunale attraverso un professore di lingua russa dell’Università di Baghdad assunto dall’ambasciata russa per il processo.

Le forze governative hanno arrestato almeno 560 donne e 600 bambini identificati come jihadisti o parenti di sospetti combattenti per il Califfato, e ora li sta processando. La maggior parte delle donne sotto processo il 29 aprile ha affermato di essere stata ingannata nell’andare in Iraq, dicendo di essere state convinte ad andare a vivere in Turchia e di aver scoperto di essere in Iraq solo quando sono state arrestate.

I tribunali iracheni hanno condannato a morte oltre 300 persone, tra cui decine di stranieri, per la loro appartenenza a Isis, secondo fonti giudiziarie, dall’inizio di aprile. La legge antiterrorismo irachena autorizza i tribunali a condannare le persone che si ritiene abbiano aiutato i jihadisti anche se non sono accusate di aver commesso attentati.

Dall’estate del 2017, 73 bambini e 24 donne minorenni sono stati riportati in Russia dall’Iraq e dalla Siria. Secondo il ministero degli Esteri russo, tra le 50 e le 70 donne sono detenute nella prigione del tribunale penale di Baghdad. Si dice che abbiano passaporti russi. Tuttavia, possono essere identificate solo dopo la fine del processo. Inoltre, alcune donne hanno intenzionalmente distrutto i loro documenti di identità o perso il passaporto nelle ostilità, ha detto il ministero degli Esteri di Mosca, riporta la Tass, rendendo di fatto difficile la loro identificazione.

Lucia Giannini