Iraq e la nuova polemologia territoriale

113

Nonostante le parole di Barak Obama prima e di Donald Trump dopo, Daesh non si è volatilizzato dalla Siria e dall’Iraq.

A testimonianza di ciò il susseguirsi di operazioni e bombardamenti effettuati prima dalle forze Francesi anno 2020 e poi quelle statunitensi 2021 fino agli F16 che si sono alzati in volo per colpire le alture dei monti Hamrin in Iraq questa settimana. Ad ogni partenza di una ennesima operazione anti Daesh, si legge sui media iracheni, che si tratta dell’ultima e definitiva contro le cellule terroristiche di ISIS.

A lavorare insieme Polizia Federale irachena, Swat irachena, PMU tribali e PMU non tribali. L’esito al momento, al di là dei proclami, non è stato vincente.  Per più motivi: Daesh conosce il territorio come le sue tasche, le PMU e la Swat e la Polizia federale no. Daesh ha degli ottimi informatori sul campo, le forze di polizia no. Con questo non si vuole dire che le operazioni militari non portano a nulla, ma sembra sempre che Daesh sappia come scappare e riapparire a qualche chilometro di distanza con imboscate che portano alla morte dei militari.

La nuova guerriglia comporta, come spiegheremo in un libro di prossima uscita dedicato alla nuova polemologia che si è affacciata con la rivoluzione siriana, la guerra a Daesh in Iraq e la situazione armena-azerbaijana: l’utilizzo di droni e uomini, e Daesh in questo è maestro d’arte.

Daesh infatti proprio da Mosul in Iraq e da Aleppo in Siria ha cominciato ad esercitarsi e quindi sa come, quando e in che modo usare i droni. A differenza degli stati nazionali Daesh non possiede droni militari e quindi ha adattato i droni da tempo libero, quelli che noi usiamo per fotografare le piazze e le strade dall’alto per eseguire ricognizione, appostamento, rilevazione del nemico.

Inoltre, negli ultimi mesi le cellule Daesh si sono specializzate nella distruzione di telecamere termiche, sensori indispensabili per rilevare gli spostamenti Daesh in notturna nell’area nord est dell’Iraq.

Le operazioni di rastrellamento da parte delle autorità contro Daesh vanno avanti ma ci sono già fonti locali che parlano di spostamento delle stesse cellule Daesh che sono state appositamente avvisate da rete logistica a corto raggio. Sostanzialmente il drone fotografa, invia segnali, lo fa senza essere visto perché è difficile udire visto che inizialmente i militari si muovono su mezzi o tecniche. Una volta fotografato il convoglio, l’addetto alla logistica di Daesh passa le informazioni con il cellulare direttamente a chi è interessato che valuta se affrontare il nemico o levare le tende. E questa storia si ripete di settimana in settimana. Il resto lo fanno la rete di spie locali.

Se per caso qualcuno viene arrestato le cellule tornano dormienti per riattivarsi non appena la Swat comunica via etere che Daesh è stato sconfitto.

Maddalena Ingroia