IRAQ. È iniziata la guerra per procura

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Mentre l’Iraq proroga fino a domenica la possibilità di eleggere il sostituto di Adel Abdul Mahdi, gli osservatori internazionali hanno gli occhi puntati sulla questione Teheran-Washington via Iraq. Soprattutto alla luce delle dichiarazioni che gli Stati uniti per voce di Mike Pompeo hanno rilasciato di accuse alla milizie iraniane di attaccare i siti statunitensi in Iraq.

Venerdì scorso Mike Pompeo ha detto che era pronto alla “risposta decisiva” contro l’Iran o i suoi rappresentanti, se gli interessi del suo paese fossero stati danneggiati in Iraq, dopo una serie di attacchi missilistici alle basi militari statunitensi, riporta Yaqin Net.

Un esperto militare iracheno, il colonnello Hatem Al-Falahi, ha dichiarato all’agenzia irachena: «La regione del Medio Oriente sta assistendo a grandi cambiamenti a seguito di alimentare conflitti interni in molti paesi, in particolare quelli in cui l’Iran ha influenza, tra cui Iraq e Siria». Ha sottolineato che gli Stati Uniti stanno cercando di «sfruttare il rovesciamento completo dell’incubatore ideologico in Iraq, che era il principale sostenitore del regime iracheno, che è considerato molto fedele all’Iran».

«Gli Stati Uniti asseriscono che Washington vuole investire in ciò o chi è disponibile alimentando i conflitti e dimostrando contro l’influenza di Teheran, al fine di far sapere a Teheran che posso ribaltare il tavolo delle trattative nella regione e costringere Rouhani a sedersi per i negoziati, altrimenti tutta la tua influenza nella regione è minacciata di estinzione», prosegue al Falahi. 

Al-Falahi ha poi sottolineato che «comprese le manifestazioni che hanno avuto luogo all’interno dell’Iran, che forniscono un chiaro quadro del fatto che il regime iraniano sta attraversando una vera crisi, e questa crisi sta avvantaggiando gli Stati Uniti, imponendo di fatto le sue condizioni ai fini dei negoziati».

Per quanto riguarda il conflitto che sta raggiungendo uno stato di scontro militare, Al-Falahi ha visto che «la guerra per procura tra America e Iran è in corso e intensa e ci sono stati bombardamenti nel periodo precedente di Israele sulle posizioni delle forze di mobilitazione popolari (vicino all’Iran) in Iraq». In risposta sono arrivati secondo Al-Falahi: «gli attacchi su alcuni paesi arabi che sono considerati l’asse americano nella regione, come è accaduto nel bombardamento di Aramco, colpendo petroliere e abbattendo il drone, oltre a colpire le basi americane in Iraq con i missili Katyusha».

Per quanto riguarda l’Iraq, Al-Falahi ha affermato che «la decisione di affrontare le milizie fedeli all’Iran in Iraq da parte degli Stati Uniti non è una decisione USA, ma spetta a Teheran, e ciò che il giurista guardiano (Soleimani ndr) dirà è farà con queste milizie statali che ascoltano e obbediscono al tutore legale Iran».

Ha sottolineato che «l’Iran potrebbe cercare questo conflitto perché sta cercando di alleviare la pressione politica e il blocco economico, sia all’interno che all’esterno dei suoi alleati, innescando uno scontro in una determinata regione colpendo blocchi militari americani o prendendo di mira i suoi alleati, e attraverso di essi mira a migliorare le condizioni dei suoi negoziati con Washington».

Al-Falahi ha visto che «l’Iran vuole trasformare i paesi della regione in un campo di battaglia con gli Stati Uniti, e questo è quanto ha detto il comandante delle guardie rivoluzionarie Salami, il quale ha affermato che la migliore strategia di ingaggio con il nemico è a distanza, indicando che intende trasferire qualsiasi confronto con l’America in paesi che ha influenza su di esso». 

Ha poi continuato: «Il teatro militare sta iniziando a diventare molto complicato nella regione a causa della crescente presenza americana, e questo dimostra chiaramente che sta prendendo in considerazione le condizioni di emergenza nella regione, se il regime iraniano e i suoi strumenti che sono sotto pressione in Iraq e in Libano pensano di fuggire dalla realtà interna e fabbricare attacchi specifici, sia verso interessi isreaeliani che americani nella regione». Al-Falahi comunque ha escluso lo scontro diretto tra Stati Uniti e Iran.

Maddalena Ingrao