In un suo recente studio, Human Rights Watch riporta che il numero delle persone scomparse in Iraq fin dal 2014 ha raggiunto il milione e che l’Iraq si conferma in cima alla lista dei paesi per il numero più alto di esecuzioni.
Passando a parlare di Daesh, nelle ultime settimane sembra aumentata la consapevolezza della presenza del Califfato soprattutto nelle province di Salahuddin e Diyala non tralasciando Kirkuk, Ninive e Anbar. Riguardo le prime due, sono sempre più frequenti gli appelli dei politici locali che denunciato un crollo della situazione di sicurezza e una presenza sempre maggiore di membri del Califfato soprattutto nell’area di Shirqat nel Salahuddin e nell’area di Khanaqin nel Diyala dove un deputato ha sottolineato come nonostante la presenza di oltre 40 mila unità di sicurezza, il Califfato continui a prosperare.
A livello politico centrale, poi, il presidente del Parlamento, Mohammed al Habousi ha annunciato la “serrata” per i deputati che non potranno uscire dal parlamento fino al completamento del voto per il bilancio del 2019, che consentirebbe di sbloccare i fondi anche per la sicurezza delle varie regioni.
Nel Kirkuk, dopo la crisi politica creata dall’innalzamento di bandiere curde sugli edifici dei partiti curdi nell’omonima capitale della provincia, la situazione sembra tornata alla normalità ma Baghdad ha avvertito i curdi che reagiranno a qualsiasi altra provocazione mentre i curdi cercano di negoziare.
I parlamentari della provincia di Diyala hanno denunciato il fatto che la provincia ha ricevuto meno del 1% di tutti i progetti promossi per i progetti delle organizzazioni internazionali per il supporto e la ricostruzione delle aree affette dal conflitto; mentre nel sud del paese, lamentano i parlamentari dell’area, sarebbe ancora impossibile far tornare nelle proprie aree la popolazione di Jufr al Sakr. L’area è nelle mani della milizia filo iraniana Hezbollah fin dal 2014. I parlamentari hanno chiesto infatti spiegazioni alla delegazione iraniana durante la recente visita del ministro degli Esteri iraniano. La delegazione avrebbe confermato come le motivazioni che continuano a tenere i profughi nei campi sono di origine politica e non pratica. A quanto pare Hezbollah avrebbe dettato delle condizioni impossibili da accettare. L’obiettivo della milizia sembra essere quello di cambiare definitivamente la compagine demografica del distretto nel nord di Babilonia, mentre il governo centrale continua a tacere.
A Bassora, infine, continuano le proteste con le forze governative che disperdono i manifestanti nella provincia di Bassora con gas lacrimogeni e ore dopo manifestanti a Bassora danno alle fiamme un check point delle forze governative.
Redazione