Il Califfato vuole tornare a Baghdad

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ITALIA – Roma 14/07/2014. Il professore belga Pierre Piccinin, rapito in Siria e rilasciato assieme a Domenico Quirico, riporta una terriible ma interessante reportage dalla città irachena di Fallujah, oggi in mano allo Stato Islamico.

Nelle sue considerazioni mai banali, Piccinin ci porta dentro la zona di Iraq oggi controllata da Isis e de facto il nuovo califfato.
Nelle descrizioni del professore belga di luoghi e persone si va dentro il cuore del califfato che turba le notti dei governanti dell’area e la cui capacità operativa e di penetrazione non è stata ancora ben chiarita: «L’obiettivo di Isis è il ripristino del “Califfato”, vale a dire, la restaurazione dell’impero arabo come esisteva nel Medioevo, fondatocdal profeta dell’Islam, Maometto, la cui capitale era Baghdad, sede del Califfo (il “Comandante dei Fedeli”) intorno all’anno mille (…) Il 29 giugno, Isis ha proclamato la restaurazione del Califfato; e il suo leader, Abu Bakr al-Bagdhadi, ne è stato dichiarato sovrano, sotto il titolo e il nome del califfo Ibrahim, il successore del profeta Maometto».
al Baghdadi «ha subito chiamato a raccolta tutti i musulmani del mondo per sostenere la (ri) espansione del Califfato, perché torni ai suoi confini una volta, dall’Atlantico al Golfo di Persia, in modo da realizzare la sura 9.33 del Corano: ” Lui è quello che ho inviato con l’autorità e la vera religione in modo che prevalga in tutto il mondo e su tutte le altre religioni», libera traduzione del prof.Piccinin della aura coranica, «Il Califfo ha ordinato a tutti i musulmani di fermare i loro litigi interni, risultato delle divisioni ereditate dalla colonizzazione europea, e di unirsi a lui, senza cercare di imitare le democrazie occidentali e il principio politico democratico, estraneo allo Stato teocratico. Il Califfo ha anche detto ai jihadisti di tutto il mondo: ” Le vostre azioni individuali non hanno più alcuna legittimità.Ora che il califfato viene ripristinato, è a lui che si deve obbedire. E tutti devono ora scegliere se unirsi o meno a lui (…) il richiamo del Califfo è stato messo trasmesso dai siti jihadisti di tutto il mondo e in tutte le lingue dagli Stati Uniti alla Cecenia: migliaia di giovani combattenti si sono uniti al Califfato sia da tutto il mondo arabo, che dalle città occidentali con forte immigrazione arabo musulmana (Parigi, Bruxelles, Londra, Madrid, Berlino, Mosca …)». Nella sua analisi Piccinin quindi ci porta nel cuore del Califfato che non nasce privo di struttura amministrativa e burocratica: «Fin dalla sua (ri) nascita, il Califfato è organizzato: il Califfo ha creato province; ha nominato governatori, giudici, che amministrano la giustizia in conformità con i principi della Sharia, la legge islamica, esattori delle tasse e funzionari pubblici; la popolazione viene identificata. La vendita di alcool, droghe e tabacco è stata vietata per decreto; e le donne che escono in strada devono indossare ” abiti larghi che coprano i loro corpi”.» La popolazione, racconta Piccinin, non si lamenta troppo del cambio di regime, sono state abbattuti i simboli religiosi esterni delle altre religioni, come previsto dalla legge coranica, ma nessuna chiesa cristiana è stata distrutta; è stata rimessa la “tassa” p er le altre religioni e così via con tutti gli istituti previsti dalle Sahr’ia. Per Piccinin e i suoi accompagnatori iracheni, che sono contrari al Califfato, e che sono avversari delle forze sciite di al Maliki, le vittime vere di questa nuova guerra irachena sono gli stessi sunniti iracheni che non vogliono il califfato che li riporta indietro di mille anni ne essere schiacciati da al Maliki e nel suo racconto il professore belga spiega i motivi, attraverso le parole di un testimone, ufficiale sunnita dell’esercito iracheno, chiamato Omar: «Daesh (acronimo islamico per Isis, ndr) riceve ordini dall’Iran e da al-Maliki! Vi chiedo: chi sta perdendo, chi sta vincendo? I sunniti in Iraq sono perdenti. Ed è l’Iran, il vincitore! L’Iran ha inviato truppe in Iraq. Daesh è finanziato dall’Iran per giustificare la sua influenza in Iraq! Vedete … Tutto questo è un grande gioco tra l’Iran e al-Maliki contro i sunniti. Daesh è usato come strumento per distruggere i sunniti; questo è ciò che i sunniti dell’Iraq non hanno capito … Daesh non era niente. Questi tipi sono solo poche centinaia; non avevano attrezzature pesanti. Niente … E poi improvvisamente invadono l’Iraq. E in pochi mesi, hanno preso la metà del paese e la sua seconda città più grande, Mosul. Sì, ma a Mosul, c’erano 60.000 soldati dell’esercito iracheno! Con i carri armati e blindati! Perché non resistere? Di fronte a 900 jihadisti solo con i kalashnikov?» Piccinin chiede al suo testimone: «Si dice che gli ufficiali sunniti abbiano tradito al-Maliki e si siano uniti a Daesh …»
«Non è vero!» risponde l’ufficiale «Non ci sono quasi ufficiali sunniti nell’esercito iracheno! Dal momento che è stato rovesciato Saddam, gli americani hanno tolto tutte le posizioni importanti ai sunniti nell’esercito e nell’amministrazione. E quasi tutti i soldati sono sciiti (…) Quello che è successo è che al-Maliki ha ordinato all’esercito di lasciare Mosul e lasciare a Daesh mezzi e veicoli blindati. E anche 450.000 mila dollari che sono state preso. Con questo, hanno abbastanza soldi per comprare armi per anni! Hai capito adesso? (…) Questi ragazzi, faranno anche peggio della dittatura di Saddam! Senza una resistenza sunnita in questo paese, non ci vorrà molto per al-Maliki per decidere l’attacco. E in quel momento, noi, sunniti, perderemo tutto. Ci accuserà di aiutare i terroristi. E di averli pagati. E tutti saranno d’accordo con al-Maliki. Siamo noi, i grandi perdenti in questo gioco vedrai!».

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