IRAQ. Baghdad potrebbe entrare direttamente nel conflitto contro Israele?

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Nell’attacco israeliano del 26 ottobre 2024 contro i siti militari in Iran, si presume che, per lanciare una parte dell’offensiva aerea, Tel Aviv abbia usato lo spazio aereo iracheno probabilmente sotto l’approvazione di Washington che di fatto lo controlla e supervisiona dalle sue basi militari in Iraq.

Conseguentemente a tale episodio, al centro del dibattito politico interno, è emersa con preoccupazione e massima allerta la possibilità che l’Iraq possa essere direttamente coinvolto nella guerra in corso nella regione, per due motivi principali: il primo fa riferimento ai continui attacchi della Resistenza islamica irachena contro punti militari israeliani nelle Alture del Golan e nella città di Eilat, a sud di Israele; il secondo si riferisce alla voce diffusa sulla social sfera di un eventuale attacco di ritorsione da parte dell’Iran contro Israele sfruttando il territorio iracheno. 

Per quanto riguarda il primo punto viene accusato il governo di al Sudani di non essere riuscito a convincere le fazioni armate irachene a smettere di lanciare missili e droni contro Israele. Le visite di alti funzionari della sicurezza irachena in Iran negli ultimi due mesi alla ricerca dell’aiuto di Teheran per tenere a freno le fazioni irachene ad esso alleate sono fallite. Allora Baghdad si è rivolta a Washington, chiedendo ai funzionari statunitensi di intervenire presso Israele per prevenire ritorsioni. 

D’altra parte, le Brigate Kataib Hezbollah e Harakat al Nujaba, che fanno parte della Resistenza islamica irachena e guidano gli attacchi contro Israele, hanno messo in guardia il primo Ministro al Sudani dall’esercitare pressioni affinché interrompano le loro azioni e si sono impegnate a dare prosecuzione ai loro attacchi finché Israele continuerà le sue operazioni a Gaza e in Libano. 

La seconda motivazione riguardo un possibile coinvolgimento dell’Iraq nella guerra tra Israele e Hamas/ Hezbollah può trovare conferma su un eventuale attacco di ritorsione dell’Iran contro Israele sfruttando il territorio iracheno, riporta il sito web americano Axios, nonostante il ministro degli Esteri iracheno Fouad Hussein abbia dichiarato più volte che l’Iraq respinge l’uso del suo spazio aereo nella guerra nella regione e, al contempo, che l’Iran ha promesso al governo iracheno che non lo utilizzerà perché non intenzionato ad una estensione del conflitto su larga scala regionale, nonché a trasformare l’Iraq in un’arena per un conflitto americano-iraniano. 

Tuttavia, secondo quanto pubblicato da Axios, informazioni di intelligence israeliane e statunitensi indicano che l’Iran stia pianificando un attacco importante contro Israele dal territorio iracheno in risposta all’attacco israeliano del 26 ottobre. In particolare, le immagini satellitari acquisite dall’intelligence israeliana e dai suoi alleati mostrano il trasferimento di missili balistici e droni da parte dei Guardiani della Rivoluzione alle fazioni sciite in Iraq in vista di un attacco imminente contro Israele. Tel Aviv ha avvertito Baghdad di tenere a freno le milizie sciite, altrimenti si vede costretto ad intervenire in maniera diretta per colpire precisi obiettivi all’interno del territorio iracheno. Secondo le forze politiche sciite irachene questo è un pretesto da parte di Israele per giustificare un suo possibile attacco diretto contro l’Iraq.

Al livello di politica interna, tale questione ha portato alla divisione dei partiti nella coalizione sciita al potere in Iraq, dei quali tutti simpatizzano per la causa palestinese e vedono Israele come un nemico. 

Nonostante la visione comune su Israele, alcune fazioni politiche sciite non sono d’accordo sulla partecipazione diretta dell’Iraq al conflitto regionale per l’impatto negativo che causerebbe al Paese. Infatti, il confronto diretto con Israele può essere improduttivo in quanto danneggerebbe l’Iraq sia dal punto di vista economico sia sociale. 

Di fatto, il governo di al Sudani ha sempre sostenuto pubblicamente l’azione di Hamas e degli Hezbollah libanesi ma politicamente ha adottato un atteggiamento diplomatico e di cautela perché non vuole che l’Iraq diventi il nuovo bersaglio di Israele per ragioni economiche e sociali interne (si pensi, ad esempio, alla portata del progetto della Iraqi Development Road-IDR). 

Tuttavia, è ben nota l’influenza politica dell’Iran in Iraq tramite l’azione del Quadro di coordinamento, che riunisce i partiti sciiti iracheni tradizionalmente legati a Teheran. 

A ragione di ciò, alcune fonti locali ritengono che, dopo quasi un anno di impasse politico e di mancati accordi tra le forze politiche sunnite e sciite sulla scelta del candidato ideale per la presidenza al Parlamento, l’elezione di Mahmoud al Mashhadani come presidente della Camera dei Rappresentanti (avvenuta il 31 ottobre) sia il risultato di pressioni da parte di Teheran nel caso in cui l’Iraq possa essere coinvolto nella guerra, similmente alla Siria. 

Al Mashhadani è infatti il candidato proposto dal Quadro di coordinamento, ma sul quale la maggior parte delle forze politiche sunnite non erano d’accordo poiché il sunnita al Mashhadani è il più vicino alla posizione delle forze interne al Quadro di coordinamento.

In conclusione, le pressioni esterne ed interne stanno mettendo a dura prova il governo di al Sudani che sta cercando attraverso sforzi diplomatici di preservare la stabilità dell’Iraq e la sicurezza degli iracheni evitando il coinvolgimento diretto del paese nel conflitto con Israele.

Cristina Uccello

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