L’Iran invierà ancora una volta pellegrini alla città sacra della Mecca in Arabia Saudita, dopo la sospensione di un anno, ha detto il ministro della Cultura iraniano, Reza Salehi-Amiri.
Amiri ha affermato che la politica ufficiale del suo paese è di inviare pellegrini in Arabia Saudita con tutte le procedure necessarie, secondo l’agenzia iraniana Irna.
Secondo il ministro, il primo gruppo di pellegrini partirà per la Mecca il 31 luglio e sono in corso tutti i preparativi, per alloggio, trasporto, sicurezza e assistenza medica.
Il ministro iraniano ha detto che l’Arabia Saudita ha fornito «assicurazioni scritte» che soddisferà tutte le condizioni di Teheran per assicurare la sicurezza dei pellegrini iraniani nella prossima cerimonia del Hajj.
Reza Salehi Amiri ha sottolineato che: «La parte araba ha accettato le condizioni richieste dall’Iran per assicurare la sicurezza dei pellegrini del Hajj e ha dato assicurazioni per iscritto», riporta Press Tv.
Attualmente ci sono squadre mediche e logistiche iraniane nelle città sacre della Mecca e di Medina.
A gennaio 2017 il ministro della Cultura iraniano ha risposto ad un invito ufficiale dell’Arabia Saudita a partecipare a riunioni per discutere la ripresa del pellegrinaggio del Hajj per gli iraniani e per trasmettere le idee e le preoccupazioni dell’Iran all’estremità saudita. Nel settembre del 2015, durante i riti del Hajj a Mina, vicino alla Mecca, si è verificato un grave incidente mortale.
Giorni dopo l’incidente, l’Arabia Saudita ha pubblicato il numero di morti fissandolo a 770, ma ha rifiutato di aggiornarlo, nonostante le cifre crescenti in arrivo dai singoli paesi i cui cittadini erano tra le vittime della crisi. Le fonti non ufficiali hanno dichiarato che fossero morte quasi 7.000 persone. L’Iran ha detto che circa 465 dei suoi cittadini avevano perso la vita nell’incidente.
All’inizio dello stesso mese, una grossa gru per costruzione era crollata nella Grande Moschea della Mecca, uccidendo più di 100 pellegrini, tra cui 11 iraniani e ferendone oltre 200, di cui 32 provenienti dall’Iran.
Sono stati sollevati seri interrogativi circa la competenza delle autorità saudite di gestire i riti del Hajj in seguito agli incidenti e la Repubblica islamica d’Iran ha successivamente deciso di fermare i pellegrinaggi per problemi di sicurezza.
L’Arabia Saudita ha anche tagliato unilateralmente i suoi legami diplomatici con l’Iran nel gennaio di quest’anno dopo le proteste davanti alle sue sedi diplomatiche a Teheran e Mashhad contro l’esecuzione da parte di Riad del famoso sacerdote saudita Nimr al-Nimr.
Lucia Giannini