
Un consigliere del leader supremo dell’Iran, l’Ayatollah Ali Khamenei, ha detto che Israele ha rubato l’archivio nucleare del paese. Si tratta della prima ammissione pubblica – come riportato da The Jerusalem Post – dell’operazione Mossad del 2018 da parte di un funzionario iraniano.
Momeen Rezaei, segretario del Majmaʿ-e Tashkhiṣ-e Maṣlaḥat-e Neẓām (Consiglio per il Discernimento) che riferisce direttamente al leader supremo, ha dichiarato: «Il paese ha bisogno di un importante rinnovamento della sua sicurezza in quanto è stato ampiamente esposto a violazioni della sicurezza. In meno di un anno si sono verificati tre incidenti di sicurezza, due esplosioni e un uccisione».
Le due esplosioni hanno avuto luogo nel sito nucleare di Natanz prima a luglio, eliminando circa tre quarti dell’impianto di assemblaggio delle centrifughe in superficie, e poi durante la notte di domenica 11 aprile, quando la rete elettrica del sito e il sistema di backup sono stati distrutti, insieme a un gran numero di centrifughe. L’assassinio verificatosi a novembre ha invece coinvolto il capo del programma nucleare iraniano Mohsen Fakhrizadeh.
«I documenti del nostro archivio nucleare erano già stati rubati prima che ciò accadesse» – ha fatto sapere Rezaei – «e, prima ancora, alcuni droni sospetti erano venuti a farci visita».
Quando il Mossad ha contrabbandato l’archivio nucleare fuori dall’Iran nel 2018, con il primo ministro Benjamin Netanyahu che ha presentato prove in base alle quali la Repubblica islamica mirasse a sviluppare un’arma nucleare, l’Iran ha negato che fosse vero. Il negoziatore nucleare iraniano Abbas Araghchi ha definito l’accaduto come «un gioco molto infantile e ridicolo».
Mohammad Marandi, uno dei negoziatori dell’Iran nell’accordo nucleare del 2015, avrebbe invece accusato Israele di aver «fabbricato le prove».
Secondo Rezaei «l’attacco a Natanz ha rappresentato un brutto evento in termini di prestigio e ha spezzato la nostra resistenza diplomatica».
Sull’accaduto si è espresso anche Fereydoon Abbasi-Davani, l’ex capo dell’Organizzazione iraniana per l’energia atomica, che ha confermato che migliaia di centrifughe siano state danneggiate proprio a seguito dell’attacco avvenuto domenica scorsa.
Coraline Gangai