Sotto il chador niente

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IRAN – Teheran. Una serie di analisi uscite nell’arco di sei mesi su The Washington Post fotografano la società iraniana in quelli che in Occidente definiamo aspetti della vita privata, come quelli familiari e sessuali, che no dovrebbero avere nulla di politico, non è così per l’ Iran. Un altrettanto interessante panorama in proposito lo troviamo su Foreign Policy. Cosa si evince da queste fotografie sociali della Repubblica Islamica?

Siamo di fronte a dei dati che ci indicano come una vera rivoluzione sessuale stia accadendo in Iran, paragonabile a quella che sconvolse l’Occidente nella seconda metà del secolo scorso. 

Una mole considerevole di dati a riguardo si può ricavare dalle statistiche ufficiali elaborate dalla Repubblica islamica. Ad esempio il calo dei tassi di natalità è il segnale di un ampio uso di contraccettivi e di altri metodi di pianificazione familiare, che vanno di fatto a minare direttamente il ruolo tradizionale della famiglia. In vent’anni, l’Iran ha avuto uno dei cali più veloce nella fertilità mai registrati nella storia umana. Il tasso di crescita annuale della popolazione iraniana è crollato all’1,2 per cento nel 2012 dal 3,9 per cento del 1986, nonostante l’età media degli iraniani sia sotto i 35 anni.

Anche i dati matrimoniali possono essere d’aiuto: negli ultimi trent’anni, l’età media maschile per il matrimonio è passata da 20 a 28 anni, per le donne da il 24 a 30 anni; si tratta di un incremento di cinque anni rispetto ai dati degli inizi del Duemila. 

Il tasso di divorzi è triplicato: da 50mila divorzi registrati nel 2000 a 150mila nel 2010. Negli ultimi sei mesi del 2013, il tasso di divorzi è aumentato, mentre il tasso dei matrimoni è diminuito in maniera significativa.

Questi dati testimoniano una modificazione nel modo in cui gli iraniani vivono le relazioni e il sesso. Secondo uno studio ministeriale iraniano del 2008, la maggioranza degli intervistati maschi ha ammesso di aver avuto almeno una relazione con una persona del sesso opposto prima del matrimonio. Il 13 per cento di questi rapporti “illeciti” ha creato gravidanze indesiderate e aborti: si tratta a ben guardare di cifre modeste che sarebbero state impensabili fino a circa 25 anni fa. Il Centro di ricerca del ministero della Gioventù di Teheran scrive infatti nello studio che «i rapporti illeciti e la degenerazione morale sono le principali cause dei divorzi tra le coppie dei giovani iraniani».

A questi dati vanno aggiunti poi quelli relativi e riconducibili all’industria del sesso. Si tratta di un flusso economico sotterraneo schizzato verso l’alto  negli ultimi due decenni, avvisano le testaste statunitensi. Se nei primi anni Novanta, la prostituzione esisteva nella maggior parte delle città, i suoi operatori di fatto erano invisibili oggi agiscono quasi alla luce del sole in molte città di tutto il paese, come spesso accade in Occidente. Stando a quanto riporta il quotidiano Entekhab (www.entekhab.ir) sarebbero stati 85mila i lavoratori del sesso nella sola capitale Teheran.

Stando, poi, ad un report della Bbc dal 10 al 12 per cento delle prostitute iraniane sarebbero regolarmente sposate; si tratta di un dato incredibile se solo si pensa alle severe punizioni inflitte, soprattutto alle donne, per il sesso consumato fuori dal matrimonio. Altro dato sorprendente riguarda il sesso dei lavoratori di questo settore: non sarebbero solo donne; donne benestanti di mezza età, così come le donne giovani e istruite sarebbero alla ricerca di servizi sessuali prestati da lavoratori di sesso maschile.

Nonostante questi dati, i valori tradizionali non sono scomparsi: la cultura patriarcale è ancora forte, i valori ortodossi sono tenuti in vita nelle città di provincia e nei villaggi. Sarebbe però un errore ritenere che la liberalizzazione sessuale sia presente solo nella classe media urbanizzata.

Quali allora possono essere i fattori utili a spiegare la probabile rivoluzione sessuale in Iran? Ci sono sicuramente fattori economici, l’urbanizzazione, i nuovi strumenti di comunicazione,a questo poi occorre aggiungere l’emergere di una popolazione femminile molto istruita. Tutti questi fattori non sono però esclusivi dell’Iran: esistono in altri paesi della regione che non vivono similari rivoluzioni sociali.

Sembrerà un paradosso, però, un fattore scatenante è il puritanesimo dello Stato dedicato alla lotta contro il “vizio” e alla promozione della “virtù”. 

Dal 1979, il regime iraniano ha portato avanti l’idea di moralità collettiva, imponendo rigidi codici di condotta, cancellando il confine tra sfera pubblica e privata. Il carattere islamico del paese è una delle principali fonti di legittimità del regime, non c’è nessun aspetto della vita privata che non sia regolato dall’interpretazione della legge islamica. 

Oggi però non si è creata una società nuova, l’utopia sognata  oltre trent’anni fa è rimasta tale, è un fatto che mette a nudo il fallimento morale e ideale di un regime alle prese con una diffusa crisi economica e politica.

Il cambiamento delle abitudini sessuali può essere letto quasi come una forma di resistenza passiva, per cui  sfidando le restrizioni sessuali dello Stato, gli iraniani starebbero mettendo in discussione la sua legittimità anche in quella che noi, occidentali, percepiamo come sfera pubblica.