IRAN. Nuovi disordini scuotono il regime in vista delle sanzioni USA

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L’agenzia di stampa Fars ha riferito che alcune parti del Gran Bazar di Teheran erano in sciopero per il secondo giorno consecutivo, dopo che i commercianti si erano radunati fuori dal parlamento il 25 giugno per protestare contro il nuovo brusco calo del valore del riyal.

Una serie di video (nella foto) pubblicati sui social media hanno mostrato dei manifestanti che davano fuoco ai cassonetti della spazzatura nelle strade di Teheran per impedire alla polizia antisommossa di attaccarli. Inizialmente i manifestanti hanno sfogato la loro rabbia per i prezzi elevati e la presunta corruzione, ma le proteste hanno assunto una dimensione politica, con un numero crescente di persone che invitavano il leader supremo ayatollah Ali Khamenei a dimettersi.

Le immagini mostravano anche che i negozianti erano in sciopero in altre città tra cui Arak, Shiraz e Kermanshah. La polizia ha pattugliato il bazar dopo gli scontri del 25 giugno, riporta Reuters. Rouhani ha detto, però, che le entrate del governo non erano state colpite negli ultimi mesi, e il calo del riyal era il risultato di «propaganda dei media stranieri».

«Anche nel peggiore dei casi, prometto che i bisogni fondamentali degli iraniani saranno soddisfatti. Abbiamo abbastanza zucchero, grano e olio da cucina. Abbiamo abbastanza valuta estera da iniettare nel mercato», ha detto Rouhani in un discorso trasmesso in diretta dalla televisione di stato. Gli Usa stanno per imporre nuove sanzioni dopo l’uscita dal Jpcoa e questo potrebbe ridurre gli introiti in valuta forte dell’Iran derivanti dalle esportazioni di petrolio, e questa prospettiva sta innescando una fuga verso il dollaro dei risparmi iraniani in riyal.

Il Fondo monetario internazionale ha stimato in marzo che il governo deteneva 112 miliardi di dollari di attività e riserve in valuta estera e che l’Iran registrava un’eccedenza delle partite correnti. Queste cifre suggeriscono che l’Iran potrebbe resistere alle sanzioni senza una crisi dei pagamenti esterni. 

Il capo della magistratura iraniana ha comunque avvertito, il 26 giugno, che i «sabotatori economici», che erano dietro i disordini, sarebbero stati puniti con pene severe, tra cui la condanna morte o 20 anni di carcere. «Il nemico sta ora cercando di perturbare la nostra economia attraverso un’operazione psicologica. Nei giorni scorsi alcuni hanno tentato di chiudere il bazar, ma il loro piano è stato ostacolato dalla polizia», ha dichiarato l’ayatollah Sadeq Larijan. 

Antonio Albanese