IRAN. Moltiplicati gli appelli all’astensionismo alle prossime elezioni

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A meno di un mese dalle elezioni presidenziali del 18 giugno in Iran, c’è poco entusiasmo per il voto. Le elezioni in Iran sono strettamente limitate, con i candidati preselezionati dai membri del Consiglio dei Guardiani, ente non elettivo.

Frustrati dai poteri limitati dei funzionari eletti, dal loro fallimento nel mantenere le promesse e dall’assenza di cambiamenti significativi nella vita dei cittadini comuni, gli iraniani starebbero decidendo di stare lontano dalle urne.

C’è insoddisfazione per un’economia malata e schiacciata dalle continue sanzioni statunitensi. La repressione statale è in aumento, così come la povertà, la corruzione e il nepotismo percepito, riporta Rferl. Molti politici sono considerati incompetenti. C’è stata anche la frustrazione per la cattiva gestione da parte delle autorità della pandemia di coronavirus e una lenta campagna di vaccinazione.

L’affluenza alle elezioni parlamentari del 2019 ha raggiunto un nuovo minimo storico per la Repubblica Islamica, un segno sconcertante per i leader che spesso si riferiscono a cifre elevate di affluenza alle elezioni come una rivendicazione della loro legittimità. I sondaggi ufficiali suggeriscono che anche l’affluenza per il voto presidenziale potrebbe raggiungere un nuovo minimo. I risultati di un sondaggio telefonico pubblicato il 15 maggio dall’agenzia statale Iranian Student Polling Agency, Ispa, hanno previsto che l’affluenza a giugno potrebbe essere inferiore al 40%. Il 43,8% degli intervistati ha indicato che “parteciperà sicuramente alle elezioni presidenziali”, mentre solo il 5,5% ha detto di essere “molto probabile che partecipi”.

L’Ispa ha concluso che «a causa della mancanza di cooperazione con i sondaggisti e di un leggero conservatorismo nel sondaggio telefonico, l’affluenza prevista è attualmente stimata al 40%». Un altro sondaggio della televisione controllata dallo stato all’inizio di maggio ha rilevato che il 51% degli elettori nel sondaggio ha detto che non ha intenzione di votare a giugno. In confronto, solo il 30% ha detto che avrebbe votato.

Durante le ultime elezioni presidenziali in Iran nel 2017, l’affluenza è stata del 73%, secondo il ministero dell’Interno. Molti hanno detto di aver votato per l’autoproclamato moderato, il presidente in carica Hassan Rohani, al fine di bloccare la vittoria del chierico della linea dura Ebrahim Raisi.

All’inizio di questa settimana, 230 attivisti in Iran hanno firmato una lettera aperta che chiede il boicottaggio delle elezioni per portare «una transizione non violenta dalla repubblica islamica al governo del popolo, dal popolo e per il popolo (…) Boicottiamo lo spettacolo delle elezioni presidenziali del 18 giugno in modo che l’attuale establishment anti-popolare non duri», dice la lettera.

Graziella Giangiulio