IRAN. L’estate bollente dei Mullah: tra proteste di piazza e inflazione galoppante

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Il governo iraniano è in allerta per le proteste e i disordini di massa a livello nazionale con l’avvicinarsi dei caldi mesi estivi. I prezzi di alcuni beni di prima necessità come il pane, i latticini e il pollo sono saliti fino al 300% nel giro di una notte. Ci sono già state proteste notturne contro l’aumento dei prezzi e la cattiva gestione dell’economia nel Khuzestan, provincia ricca di petrolio. Le proteste si stanno diffondendo nelle province vicine.

Stando a quanto riporta Israel National News, il deputato del Khuzestan Qassem Sa’edi ha dato voce alle preoccupazioni: «La gente fa fatica a sbarcare il lunario (…) Vogliono essere fedeli al regime, ma c’è un limite a quanto possono sopportare. È molto probabile che ci troviamo di fronte a un pericolo maggiore rispetto ai precedenti disordini nazionali». Avvertendo la tensione crescente e il timore che grandi assembramenti possano scatenare proteste di massa, il Consiglio per il mantenimento della sicurezza del Khuzestan ha annunciato che la partita di calcio tra il Khuzestan Steel FC e l’Independence FC di Teheran si sarebbe svolta senza spettatori.

Nonostante gli sforzi per mantenere l’ordine, la notte di mercoledì scorso sono scoppiate proteste in diverse città della provincia di Khuzestan, nel sud-ovest dell’Iran. Ad Ahvaz, i manifestanti hanno chiesto le dimissioni del presidente iraniano Ebrahim Raisi: “Raisi, bugiardo”, hanno scandito. “Che fine hanno fatto tutte le cose che hai promesso?”.

A Dezful, la gente ha cantato “Non vogliamo una Repubblica islamica” e “Combatteremo, moriremo, ci riprenderemo il nostro Iran”. Ad Andimeshk, hanno cantato “I Mullahs si sono persi!”. A Izeh, le forze di sicurezza hanno sparato gas lacrimogeni mentre la gente intonava “Morte a Khamenei”.

Giovedì scorso, le proteste si sono estese alla provincia vicina del Khuzestan, il Lorestan. A Dorood, la gente ha combattuto contro le unità speciali anti-sommossa. A Share-Kord, la gente ha chiesto alle forze dell’ordine di unirsi a loro, dicendo che anche loro sono vittime della cattiva gestione del regime.

I social media riportano le immagini di gente che parla ala forze dell’ordine, ricordandogli che anche loro vivono le stesse condizioni di disagio di tutti. La risposta del regime è stata la solita chiusura di internet per impedire alla gente di vedere i video di protesta, che esortavano anche altri a unirsi ai manifestanti.

Le forze dell’ordine hanno cercato di contenere la situazione e di usare arresti selettivi piuttosto che applicare una repressione generalizzata, come hanno fatto in precedenti occasioni.

Nonostante i timori e le preoccupazioni del regime sulla probabilità di disordini, le proteste di questa settimana lo hanno colto di sorpresa. Si pensava che tali disordini non sarebbero iniziati prima dell’estate, quando la carenza di elettricità e acqua e l’aumento dei prezzi si sarebbero sinergizzati in un grande malcontento.

Nel frattempo, gli insegnanti iraniani stanno organizzando proteste in tutto il Paese contro il deterioramento del loro tenore di vita, a causa del calo dei loro salari rispetto all’impennata dell’inflazione. Il regime ha arrestato diversi attivisti del sindacato degli insegnanti per fermare le proteste, ma i raduni sono continuati. Nel disperato tentativo di screditarli, l’apparato di sicurezza ha cercato di accusare gli insegnanti di essere manipolati da agenti stranieri.

Finora l’Iran, percependo un’eccessiva smania di ripristinare l’accordo nucleare da parte dei Paesi europei e degli Stati Uniti, ha cercato di ottenere maggiori concessioni tuttavia, se i disordini diventeranno una seria minaccia per il regime, quest’ultimo potrebbe essere costretto ad accettare un accordo nucleare con meno concessioni per ottenere un sollievo economico urgente e allentare la tensione interna.

Maddalena Ingroia