IRAN. L’entrata nella SCO fa di Teheran il jolly nel Grande Giuoco asiatico

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L’adesione dell’Iran alla Shanghai Cooperation Organization, Sco, come membro a pieno titolo è stata annunciata il 17 settembre. L’approvazione formale della Sco per l’adesione dell’Iran ha anche un impeto geo-economico; la Sco guidata da Cina e Russia si è trascinata per ben 13 anni per raggiungere questo momento decisivo.

La Sco adottò al vertice di Tashkent del 2010, dopo la domanda di adesione di Teheran nel 2008, nuovi criteri in base ai quali un aspirante stato membro «non deve avere sanzioni imposte dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite», il cui vero scopo era quello di squalificare l’Iran. Anche se le sanzioni delle Nazioni Unite contro l’Iran sono state rimosse sulla scia del Piano d’azione congiunto globale del 2015, Jcpoa, la Sco ha temporeggiato per altri sei anni prima di cambiare rotta. Il Tagikistan bloccava l’adesione dell’Iran, riporta AT.

Evidentemente, adesso, una serie di considerazioni sono entrate in gioco per Pechino e Mosca per coordinarsi e aprire le porte della Sco per Teheran.

Nel frattempo, l’Iran ha preso l’iniziativa di tornare al programma di arricchimento dell’uranio, il che lascia gli Stati Uniti con solo due opzioni: attaccare e distruggere le risorse nucleari dell’Iran o arrivare realisticamente a un accordo in modo che Teheran sia vincolata ai suoi impegni del Jcpoa. La dipendenza di Teheran dall’aiuto di Russia e Cina nei negoziati di Vienna è diminuita, mentre la preoccupazione di Washington è palpabile.

Mosca e Pechino hanno avuto molta fretta per far entrare l’Iran nello Sco. Mosca e Pechino stanno facendo le loro mosse prima che altri soggetti occidentali si rivolgano a Teheran. Mosca spera di rafforzare l’accordo commerciale tra l’Unione Economica Eurasiatica e l’Iran e di avere un pezzo grosso della torta della ricostruzione dell’Iran. Per quanto riguarda la Cina, spera di attuare il cosiddetto accordo economico di 25 anni e 400 miliardi di dollari con l’Iran, che presto inizierà a generare grandi entrate.

Nel frattempo, l’ascesa del nuovo governo “conservatore” a Teheran diventa un fattore rassicurante per loro. Il governo del presidente Ebrahim Raisi ha mostrato interesse nell’avere stretti legami con i paesi dell’Est incontrando l’interesse di Mosca e Pechino.

Ma il governo Raisi è un regime fortemente nazionalista che fa tesoro dell’autonomia strategica del paese e ci si può aspettare che intenda negoziare fino alla fine per garantire gli interessi nazionali, e inoltre, ha fissato obiettivi ambiziosi per la rinascita economica del paese con l’infusione di capitale occidentale e tecnologia avanzata.

La scelta di Hossein Amir-Abdollahian come ministro degli Esteri è di per sé uno sviluppo assolutamente affascinante. Diplomatico professionista di grande esperienza con credenziali politiche impeccabili, già stretto collaboratore di Qasem Soleimani, con una prospettiva condivisa sia sulla ragion d’essere della politica iraniana di giustizia e resistenza, sia sul pragmatismo strategico.

Abdollahian è noto ai diplomatici americani, avendo negoziato nella Zona Verde di Baghdad nel 2007 le regole di base della convivenza in un Iraq turbolento sotto l’occupazione statunitense, che ha funzionato bene per Teheran.

Infine, l’atteggiamento dell’Iran verso la situazione volatile in Afghanistan sarà enormemente consequenziale al futuro della Sco. La Russia e la Cina stanno insistendo sulle loro preoccupazioni anti-terrorismo, ma si stanno muovendo guardando alla ricostruzione dell’Afghanistan.

I media russi parlano sempre più spesso della necessità di operazioni delle forze speciali in Afghanistan. Una brutale lotta tra grandi potenze per le risorse minerarie, come in Mali o in altri paesi africani, potrebbe scoppiare anche in Afghanistan. La Russia e la Cina stanno coordinando le loro politiche. L’Iran diventa un “fattore X” in questo gioco, ma finora l’Iran ha in gran parte perseguito una politica indipendente verso l’Afghanistan.

Per la prima volta, a margine del vertice Sco a Dushanbe il 17 settembre, l’Iran è apparso in un formato esclusivo a livello di ministri degli esteri con Russia, Cina e Pakistan. Ma è stata una performance di facciata perché Abdollahian aveva già lasciato Dushanbe in viaggio verso la sede Onu di New York.

Luigi Medici