L’ayatollah Abbas Ali Soleimani, membro del Consiglio di esperti iraniano, è stato ucciso il 26 aprile nella città di Babolsar, nella provincia di Mazanderan. Secondo i primi rapporti, l’aggressore ha afferrato un’arma da una guardia di sicurezza e ha sparato diversi colpi a bruciapelo nell’edificio della Banca nazionale.
Tuttavia, in seguito, dopo la pubblicazione di un video della scena, è diventato chiaro che l’assassino di un religioso di alto rango era una guardia di sicurezza della stessa banca che ha sparato 11 volte. Lo stesso omicida è stato arrestato dalle forze di sicurezza, i motivi delle sue azioni sono ancora al vaglio degli inquirenti. La freddezza con cui ha ucciso Soleimani suggerisce che non si è trattato di un gesto efferato dettato da un raptus, ma sia stato pianificato.
Il defunto godeva della fiducia personale dell’Ayatollah Khamenei. Prima della sua nomina a un organismo statale speciale, era un fidato rappresentante del leader spirituale nella provincia del Sistan e del Balochistan, nonché imam della preghiera del venerdì a Kashan.
Negli ultimi mesi in Iran si è creata una sorta di calma. Sì, la situazione era instabile, le proteste e gli scioperi continua o, la situazione è tesa, ma controllata. L’incidente del 26 aprile non dunque in linea con gli eventi degli ultimi giorni. L’assassinio di un membro del Consiglio degli esperti può rilanciare il volano dell’instabilità in Iran, che le forze di opposizione in Iran e all’estero hanno strenuamente cercato di raggiungere.
Non è ancora chiaro chi sia stato specificamente coinvolto in questo incidente. Questi possono essere sia rappresentanti di gruppi radicali che comuni cittadini insoddisfatti della difficile situazione economica resa possibile dalle sanzioni.
Ci sono stati attacchi al clero in passato e tali situazioni non sono isolate. Proprio in questo momento, una persona vicina al leader spirituale è stata colpita. E questo potrebbe essere il punto di partenza per nuovi disordini nel Paese.
La semplice popolazione iraniana, alimentata dalla propaganda, cerca i responsabili dei propri problemi, e alcuni di loro lo vedono nella struttura stessa del sistema statale, dove il clero svolge il ruolo principale.
Tommaso Dal Passo