Iran a caccia di investimenti straneri

358

IRAN – Teheran. 18/10/13. Da tempo, in Italia si ritorna a parlare di investimenti in Iran. E a quanto pare i tempi sembrano essere maturi con molte cautele.

Teheran, infatti, sta cercando di sviluppare non solo le relazioni diplomatiche, ma anche la cooperazione economica con gli Stati Uniti e l’Europa.

In cambio di investimenti l’Iran offre agli investitori stranieri la speranza di ottenere l’accesso alle ricche risorse per lo più composte di depositi di petrolio e gas. Una strategia per cercare di aggirare il problema delle sanzioni economiche. Non è un caso che il ministro del petrolio iraniano, Bijan Namdar Zanganeh, si è mostrato disposto verso l’Occidente.

Non solo, di tanto in tanto invia segnali all’Occidente in cui si afferma che il mercato dell’energia dell’Iran può aprirsi all’Occidente. In questi discorsi, ha elogiato i vantaggi competitivi di petrolio e gas in Iran e ha detto che sta esaminando i contratti al fine di attrarre maggiori investimenti esteri nel settore, compreso lo sviluppo, “grandi dimensioni” sul campo di South Pars.

«Faremo tutto il necessario per ripristinare la quota dell’Iran nel mercato mondiale del petrolio», – ha detto il ministro all’agenzia di stampa iraniana Shana aggiungendo, «stabiliti i contatti con le società energetiche straniere, queste si affretteranno a ritornare sul mercato».

L’Iran è al terzo posto nel mondo in riserve di petrolio ed è il secondo più grande serbatoio di riserve di gas naturale. Ma le sanzioni economiche degli Stati Uniti e dell’Europa hanno reso difficile la vendita di petrolio sul mercato internazionale e le imprese straniere sono scoraggiate dall’investire in Iran. Ciò ha portato ad una diminuzione della produzione di petrolio in Iran, la più bassa degli ultimi due decenni, e la perdita di gettito annuo è di miliardi di dollari. 

Mehrdad Emadi, economista di origine iraniana, sta lavorando come consulente con Betamatrix. E ha detto a Radio Liberty, che la riduzione del livello delle esportazioni di petrolio greggio e di indebolimento dell’economia ha costretto Teheran a rivalutare la situazione.

I Paesi occidentali hanno fatto sapere che le sanzioni contro l’Iran verranno sospese solo se Teheran prendererà misure significative per fermare l’arricchimento dell’uranio e farà luce sul suo programma nucleare. Già ora molte aziende petrolifere si sono mostrate interessate a sviluppare industrie per la produzione e vendita del petrolio se verranno sospese le sanzioni.

Tra queste la francese Total, come ha dichiarato di recente il direttore Christophe de Margerie in una conferenza stampa a Londra ai primi di ottobre. Stesso dicasi per Royal Dutch Shell, il cui CEO Peter Voser ha detto che l’accesso alle risorse iraniane da parte delle imprese straniere è necessario per soddisfare le esigenze energetiche del mondo.

Secondo l’economista Mehrdad Emadi le compagnie energetiche occidentali prima o poi dovranno tornare in Iran. «Nuove scoperte promettono di rendere l’Iran e un suo eventuale partner incredibilmente ricco a patto che questo non abbia paura di entrare nel mercato».
Le sanzioni saranno attenuate nei prossimi 12-18 mesi, e chiunque entri ora su quel mercato sarà un pioniere e potrà godere dei vantaggi delle imminenti liberalizzazioni del settore energetico. Ma tra i rischi non bisogna dimenticare, come afferma l’economista iraniano Jamshid Assadi che la liberalizzazione nel settore energetico andrà a scontrarsi con i conservatori iraniani.