IRAN. Colpita dalle sanzioni USA la fondazione di Khamenei

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Gli Stati Uniti hanno imposto nuove e pesanti sanzioni contro l’Iran, inserendo nella lista nera una fondazione controllata dalla Guida suprema Ayatollah Ali Khamenei e prendendo di mira quelle che Washington ha definito le violazioni dei diritti umani in Iran un anno dopo la repressione dei manifestanti anti-governativi.

Le sanzioni annunciate dal Dipartimento del Tesoro statunitense, che hanno preso di mira anche il ministro dell’Intelligence iraniano, hanno segnato l’ultima azione per rafforzare la campagna di “massima pressione” sull’Iran portata avanti dall’amministrazione del presidente Donald Trump.

Il dipartimento ha imposto sanzioni a quella che ha descritto come una rete di patrocinio chiave per Khamenei. Ha detto di aver messo nella lista nera il Bonyad Mostazafan, o la Fondazione degli Oppressi, che è controllata da Khamenei, nel pacchetto che ha preso di mira anche 10 individui e 50 entità associate alla fondazione in settori come l’energia, l’estrazione mineraria e i servizi finanziari.

Le sanzioni congelano tutti i beni statunitensi degli individui e delle entità prese di mira e generalmente impediscono agli americani di fare affari con loro.

«La fondazione di beneficenza – un’istituzione economica, culturale e sociale – ha accumulato grandi quantità di ricchezza a scapito del resto dell’economia iraniana e controlla centinaia di società e proprietà confiscate dalla Rivoluzione Islamica del 1979. Il leader supremo dell’Iran usa Bonyad Mostazafan per premiare i suoi alleati con la scusa della carità», ha detto il Segretario del Tesoro degli Stati Uniti Steven Mnuchin nel comunicato. «Gli Stati Uniti continueranno a prendere di mira i funzionari e le fonti di reddito che permettono la repressione del regime contro il proprio popolo», ha aggiunto Mnuchin.

Il Dipartimento del Tesoro ha anche imposto delle sanzioni contro il ministro dell’Intelligence iraniano Mahmoud Alavi, accusando il suo Ministero di aver avuto un ruolo nelle gravi violazioni dei diritti umani contro gli iraniani, anche durante le proteste dell’anno scorso.

La repressione dello scorso anno potrebbe essere stata la più sanguinosa repressione dei manifestanti in Iran dalla rivoluzione del 1979. Secondo Reuters lo scorso anno circa 1.500 persone sono state uccise durante meno di due settimane di disordini iniziati il 15 novembre 2019. Nel conto sono compresi almeno 17 adolescenti e circa 400 donne, oltre ad alcuni membri delle forze di sicurezza e della polizia.

Il ministero degli Interni iraniano ha dichiarato che circa 225 persone sono state uccise durante le proteste, scoppiate dopo che i media statali hanno annunciato che i prezzi del gas sarebbero aumentati anche del 200% e che le entrate sarebbero state utilizzate per aiutare le famiglie bisognose.

Il Dipartimento di Stato americano ha anche messo sulla lista nera due funzionari del Corpo delle Guardie rivoluzionarie iraniane, accusandoli di essere coinvolti nell’uccisione di quasi 150 persone nella città di Mahshahr durante la repressione dell’anno scorso. L’azione impedisce a loro e alle loro famiglie di recarsi negli Stati Uniti.

I gruppi per i diritti umani hanno affermato di credere che Mahshahr abbia avuto uno dei più alti numeri di morti a causa della protesta, sulla base delle informazioni che hanno ricevuto dai residenti locali. Il Dipartimento di Stato ha detto che lì sono stati uccisi ben 148 civili.

Maddalena Ingrao