Troppi segnali negativi dal Vecchio Continente fanno fuggire gli investitori. In Francia, un socialista può diventare presidente per la prima volta da 17 anni e si prevede dunque una certa paralisi fino al cambio della guardia.
Il governo olandese è crollato di fronte alla prospettiva di un paino di austerità. E i rendimenti dei titoli spagnoli sono in bilico vicino il 6 per cento mentre il paese si sforza di raggiungere i suoi obiettivi di bilancio. Nel frattempo il Fondo Monetario Internazionale ha rimpinguato le casse di 430 miliardi dollari per combattere le crisi future, ma non è disponibile a combattere quella attuale. I paesi emergenti: Brasile, Russia, Cina e altre economie sono in grado economicamente di intervenire per risolvere la crisi europea del debito attraverso linee di credito garantite. Ma la Ue a fronte di questo aiuto non viole cedere il passo a questi paesi nel nuovo ordine mondiale. Gli Stati Uniti e Canada per esempio hanno rinnovato all’Europa il loro personale impegno a fare di più, ma mantengono una certa riluttanza a dare maggiore peso politico all’interno dell’FMI alle economie in rapida crescita. Un cane che si morde la coda e che danneggia soprattutto l’Europa.