INTELLIGENZA ARTIFICIALE. IA libertarie e Stataliste. Approccio Usa e Cina 

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Anche se sia la Cina che gli Stati Uniti stanno sviluppando tecnologie di intelligenza artificiale, i loro approcci differiscono in modo significativo: se gli Stati Uniti sono tradizionalmente leader nella ricerca e nell’innovazione fondamentale dell’intelligenza artificiale, con istituzioni come il MIT, Stanford e giganti della tecnologia come Google e Microsoft che guidano le innovazioni nell’apprendimento automatico. 

Quello della Cina punta l’attenzione sull’adattamento e l’applicazione delle tecnologie esistenti per obiettivi statali specifici, riporta The Conversation. L’approccio della Cina all’IA è una strategia calcolata di adattamento e applicazione, piuttosto che pura innovazione. 

Padroneggiando l’uso delle tecnologie esistenti e allineandole agli obiettivi statali, la Cina non sta solo rafforzando il suo controllo interno, ma sta anche rimodellando le dinamiche di potere globali.

Lo sviluppo dell’intelligenza artificiale degli Stati Uniti è guidato principalmente da una rete decentralizzata di istituzioni accademiche, aziende private e agenzie governative, spesso con interessi concorrenti e un focus sulle applicazioni commerciali. 

Al contrario, la strategia IA cinese è centralizzata e orientata dallo Stato, con un chiaro focus sul supporto di iniziative governative come il controllo sociale e la pianificazione economica.

Al centro della strategia IA della Cina c’è il suo sforzo di integrare la tecnologia nei meccanismi del controllo ideologico del governo. Ad esempio, il chatbot Xue Xi della Tsinghua University è stato formato in parte sul “pensiero di Xi Jinping” per indottrinare gli utenti. I chatbot della Cina sono un passo avanti rispetto a ChatGPT sotto un aspetto: la censura politica.

I sistemi di sorveglianza basati sull’intelligenza artificiale, come la tecnologia di riconoscimento facciale, consentono al governo di mantenere uno stretto controllo sulle minoranze, come i musulmani uiguri del Xinjiang. 

La competenza della Cina nell’intelligenza artificiale non deriverebbe dalla creazione di tecnologia, ma dalla padronanza e dall’implementazione dei sitemi esistenti allineati ai suoi imperativi ideologici.

Ma non c’è solo la politica: la strategia cinese in materia di intelligenza artificiale è anche profondamente intrecciata con le sue ambizioni economiche. È particolarmente evidente in settori come la produzione e la logistica, dove l’intelligenza artificiale viene utilizzata per guidare l’efficienza e mantenere il vantaggio competitivo della Cina nelle catene di fornitura globali. Goi esempi sono davanti ai nostro occhi e nei nostri stremanti elettronici quotidianamente. 

Il sistema cinese è progettato anche per monitorare e influenzare il comportamento dei cittadini su larga scala. Sebbene l’intelligenza artificiale non sia ancora completamente implementata nell’intero sistema di credito sociale, viene integrata per tracciare e analizzare grandi quantità di dati, come transazioni finanziarie, interazioni online e relazioni sociali in tempo reale.

Questi dati vengono quindi utilizzati per assegnare punteggi che possono influenzare vari aspetti della vita, dalle approvazioni dei prestiti ai permessi di viaggio. Man mano che l’intelligenza artificiale si integrerà nel sistema, il controllo statale teso al consenso e ala gestione del dissenso aumenterà di portata in proporzione geometrica.

Sulla scena internazionale, la Cina sta esportando le sue tecnologie di intelligenza artificiale per espandere la sua influenza, in particolare nei paesi in via di sviluppo attraverso la Belt and Road Initiative. 

Huawei e Zte stanno fornendo sistemi di sorveglianza basati sull’intelligenza artificiale ai governi in Africa, nel sud-est asiatico e in America Latina. Questi sistemi, spesso presentati come strumenti per migliorare la sicurezza pubblica, fanno parte di una strategia più ampia per esportare il modello di governance cinese. Esportando tecnologie di intelligenza artificiale strettamente integrate con il controllo statale, la Cina non solo sta espandendo la sua quota di mercato, ma sta anche promuovendo il modello autoritario come alternativa praticabile alla democrazia occidentale. 

Simili discorsi vanno fatti in ambito militare e geopolitico. Come gli Usa, in maniera più defilata, l’uso strategico dell’AI nelle applicazioni militari evidenzia l’attenzione per raggiungere obiettivi geopolitici specifici, mettendo la Cina in secondo piano l’innovazione fine a se stessa rispetto agli Stati Uniti. Almeno di facciata. 

Luigi Medici 

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