Intelligence collettiva e società “biomediatica”

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ITALIA – Roma 21/12/2015. Venerdì 18 dicembre si è tenuto a Roma il primo convegno sulla “Intelligence Collettiva”, presso l’auletta parlamentare della Camera dei Deputati di via Campo Marzio.

L’evento, introdotto e moderato da Angelo Tofalo, deputato e membro del Copasir, ha visto la presenza, oltre del Vicepresidente della Camera dei Deputati, Luigi di Maio, per i saluti istituzionali, di diversi personaggi addentro nella materia: l’ambasciatore Giampiero Massolo, direttore del Dipartimento delle informazioni per la Sicurezza; Antonello Soro, presidente dell’autorità Garante per la protezione dei dati personali; Roberto Di Legami, direttore del Servizio di Polizia Postale e delle Comunicazioni; Pier Luigi Dal Pino, direttore centrale Relazioni Istituzionali ed Industriali di Microsoft Italia; Livia Iacolare, manager of media partnership di Twitter Italia.

Il filo conduttore dell’incontro ha riguardato il cambiamento del concetto di sicurezza nell’era della comunicazione, e dunque l’intelligence intesa come fenomeno collettivo. Non poteva non essere affrontato il problema della privacy, non solo come declinata dalle istituzioni, ma anche come viene interpretata dalla multinazionali di riferimento del settore.

Durante il convegno sono emersi diversi elementi di particolare rilievo, in merito ai quali è opportuna una riflessione. In primis, il concetto di “società biomediatica”. È come se si fosse instaurato un circuito – certamente non virtuoso – in cui un evento esiste solo se è esistito nella rete. Dal reale al virtuale ma, soprattutto, dal virtuale a reale. In un contesto in cui ogni individuo connesso alla rete pubblica la propria biografia istante per istante, come è possibile continuare a garantire la sicurezza dei cittadini?
L’altro aspetto di interesse riguarda il valore (anche economico) di queste informazioni. Nel momento in cui è possibile tracciare le preferenze di ognuno, queste possono in qualche modo orientare il mercato e – a sua volta – il mercato può orientare le preferenze, con nuove forme di promozione di prodotti/servizi.
Ma questi percorsi, estremamente semplificati per onere di sintesi, non riguardano soltanto il sistema economico. In questo momento particolare è possibile parlare di “opinione pubblica” in modo completamente diverso rispetto a soli venti o quindici anni fa. Per tutto il ventesimo secolo infatti, l’opinione pubblica è stata rappresentata dal cosiddetto Quarto potere, da quanto affermato dai giornalisti sulla stampa.
Con l’avvento dei nuovi media, una notizia può essere commentata “a caldo” da tutti gli utenti di internet, ed il “sentiment” della rete può essere percepito direttamente on-line. Quale uso è possibile farne? Un solo “rumor” in rete potrebbe determinare il crollo totale dei titoli di stato di una nazione, mettendola in ginocchio.

Queste riflessioni dovrebbero essere oggetto dei nuovi studi sociali, ed in qualche modo la politica e le istituzioni dovrebbero avere ben presente il radicale cambiamento sociale di cui siamo spettatori e attori al tempo stesso, anche al fine di approvare norme – collegate con il mondo attuale – che siano garanti delle libertà fondamentali della nostra Costituzione.