INTELLIGENCE. Ecco la base laser cinese che acceca i satelliti

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La Cina potrebbe costruire laser antisatellitari a terra nel suo impianto segreto di Korla, nello Xinjiang occidentale, armi che potrebbero avere lo scopo di nascondere i suoi satelliti militari dagli occhi dei satelliti spia stranieri.

La rivista Army Technology ha riferito che le immagini satellitari del Korla East Test cinese, fornite dalla società di intelligence geospaziale BlackSky, mostrano due gimbal laser alloggiati in hangar con tetti retrattili che si aprono intorno al mezzogiorno solare, quando i satelliti di imaging stranieri sono più attivi.

Oltre ai laser antisatellite basati a terra, la rivista afferma che il sito di Korla ospita strutture per impulsi elettromagnetici e aerostati. Le immagini satellitari di Korla mostrano enormi laser antisatellitari di dimensioni simili a quelle delle armi montate sulle navi, insieme a strutture a cupola che probabilmente ospitano il gas necessario al funzionamento dei laser.

La Cina ha costruito il sito di Korla nel 2003, ma gran parte della sua attività dal 2005 rimane non documentata. Korla è gestito dall’Unità 63655 dell’Esercito Popolare di Liberazione – Forza di Supporto Strategico, che si occupa di ricerca su laser e ottica, dirigibili stratosferici di grandi dimensioni e microonde ad alta potenza.

Si tratta di una base molto simile nello scopo a quella di Bohu, sempre nello Xinjiang, che secondo le immagini satellitari potrebbe essere stato costruito nel 2002 e divenuto operativo nel 2004: il programma laser antisatellite della Cina potrebbe già avere vent’anni. Bohu ospita ricerche su laser e ottica, dirigibili stratosferici giganti e microonde ad alta potenza e sempre l’Unità 63655 lo gestisce. Il sito di Bohu dispone di laser fissi per il rilevamento e di laser mobili montati su camion per l’abbagliamento.

La Cina non è la sola a costruire strutture terrestri dedicate alla guerra antisatellite: Asia Times ha parlato a luglio 2022 dell’impianto laser russo Kalina, che opera nel Caucaso e mira ad abbagliare i sensori ottici dei satelliti spia di altre nazioni inondandoli di luce laser. Kalina opera in modalità a impulsi infrarossi producendo 1.000 joule per centimetro quadrato, fornendo una grande percentuale della luce che produce nelle orbite terrestri basse dove operano i satelliti spia.

Utilizzando un telescopio di diversi metri di diametro, Kalina può puntare un satellite sopraelevato per centinaia di chilometri, schermando così un’area di 100.000 chilometri quadrati dai satelliti spia.

Tuttavia, lo stato operativo di Kalina non è chiaro, poiché le sanzioni imposte dal 2014 potrebbero aver impedito l’importazione dell’elettronica sensibile richiesta. Le sanzioni senza precedenti imposte alla Russia dopo l’invasione dell’Ucraina dello scorso febbraio potrebbero aver aggravato la situazione.

Tommaso Dal Passo

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