INQUINAMENTO. Meno morti in Cina grazie al riscaldamento “pulito”

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Le politiche cinesi per il riscaldamento “pulito” potrebbero aver evitato oltre 23.000 morti premature nel 2021, secondo uno studio recente. Le concentrazioni di particelle PM2,5 pericolose sono diminuite del 41% a Pechino e in altre 27 città dal 2015 al 2021 grazie alle politiche, dicono i ricercatori.

Il governo cinese ha introdotto nel 2017 un piano di riscaldamento invernale pulito per il nord del Paese, con l’obiettivo di ridurre l’inquinamento atmosferico, riporta Scmp.

Dal 2015 al 2021, le concentrazioni di PM2,5 – le particelle fini e pericolose che sono un indicatore chiave dell’inquinamento atmosferico – sono diminuite del 41% a Pechino, Tianjin e in 26 città circostanti, note come “2+26”, e del 13% in altre città del nord grazie alle politiche, secondo lo studio dell’Università di Birmingham e dell’Università Nankai di Tianjin, questo dimostra l’efficacia di politiche più severe in materia di riscaldamento pulito per quanto riguarda il PM2,5 nelle città “2+26”.

Si afferma che, grazie al calo delle concentrazioni di PM2,5, le morti premature causate dal riscaldamento invernale sono diminuite da 169.016 nel 2015 a 145.460 nel 2021. Ciò suggerisce che 23.556 morti premature sono state evitate nel 2021 grazie alle politiche di riscaldamento pulito.  I risultati dello studio sono stati pubblicati recentemente sulla rivista Environmental Science & Technology. La Cina dispone di sistemi di riscaldamento invernale centralizzati che di solito vengono accesi a partire da metà novembre e spenti nuovamente a metà marzo. Questa “stagione del riscaldamento” è uno dei maggiori consumatori di energia al mondo. La principale fonte di energia è il carbone, che ha fornito oltre l’80% del riscaldamento in Cina nel 2016, secondo un’analisi di Greenpeace sui dati governativi. Nelle zone rurali si ricorre spesso anche alla combustione di biomassa.

Nel 2013 il governo cinese ha introdotto un piano d’azione per affrontare l’inquinamento atmosferico, ponendo l’accento sul controllo del consumo di carbone e sul passaggio dell’industria dal carbone a combustibili ed elettricità più puliti. A questo piano ha fatto seguito, nel 2017, un piano di riscaldamento invernale pulito per il nord del Paese, finalizzato a ridurre l’inquinamento atmosferico prodotto dai sistemi di riscaldamento. Il piano ha fissato l’obiettivo di aumentare il livello di riscaldamento pulito utilizzato nel nord della Cina al 70% entro il 2021 rispetto al livello del 2016 e al 100% nelle aree urbane di Pechino e delle città circostanti entro il 2021. Nell’ultimo decennio la Cina ha registrato progressi significativi nel miglioramento della qualità dell’aria. La media annuale delle concentrazioni di PM2,5 nelle 339 città cinesi che fanno parte della rete nazionale di monitoraggio della qualità dell’aria è scesa da 72 microgrammi per metro cubo nel 2013 a 30 nel 2021.

Secondo l’ultimo studio, però, è difficile valutare l’efficacia delle politiche di riscaldamento pulito a causa dei complessi processi fisici e chimici dell’atmosfera e di altri fattori socioeconomici che possono influenzare i livelli di inquinamento.

Maddalena Ingroia

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