INFOWAR. OSCE: Pechino all’assalto dei media kirghizi

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La Cina sta investendo pesantemente nel settore dei media del Kirghizistan, che è sottofinanziato, espandendo le sue testate statali e costruendo partnership con aziende locali nel tentativo di plasmare il panorama dell’informazione nel Paese dell’Asia centrale.

Lo studio sulle incursioni cinesi nei media kirghisi, pubblicato il 25 agosto dall’Accademia dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, Osce, di Bishkek, fa parte di un progetto di ricerca pluriennale sulle tattiche utilizzate dagli attori statali cinesi per creare una copertura positiva sulla Cina, diffondere punti di vista politici negativi sugli Stati Uniti e sull’Occidente e sopprimere o annegare le storie sugli interessi della Cina in Asia centrale, come le preoccupazioni per il sistema di campi di internamento per gli uiguri e altre minoranze musulmane nella vicina provincia dello Xinjiang.

Tra le strategie chiave documentate per influenzare la narrativa locale, le più comuni sono state: contenuti a pagamento all’interno dei media kirghisi e partenariati di finanziamento; espansione della presenza dei media cinesi in Kirghizistan; forte affidamento sulle reti dei social media e sugli influencer online per contribuire alla diffusione dei messaggi, riporta Rferl.

Il rapporto rileva anche che l’Ambasciata cinese a Bishkek svolge un ruolo importante nel coordinamento dei contenuti locali, organizzando viaggi gratuiti per i reporter, offrendo finanziamenti e consulenze: tutti incentivi che i giornalisti locali, intervistati, hanno indicato come fattori di pubblicazione di storie favorevoli e di rifiuto di quelle negative.

Negli ultimi decenni l’Asia centrale, che confina con la Cina occidentale, è stata una priorità strategica per Pechino, che ha cercato di rafforzare la propria influenza politica ed economica con legami più profondi con le élite locali, i militari e gli investimenti attraverso il progetto infrastrutturale multimiliardario Belt and Road Initiative.

Il controllo dello spazio informativo è stato una parte fondamentale del controllo del governo cinese in patria, che si è esteso anche all’estero con l’espansione dell’impronta di Pechino all’estero. La leadership cinese è stata trasparente nel delineare questi obiettivi nei documenti ufficiali e ha identificato le regioni limitrofe e il mondo in via di sviluppo nel suo complesso come un’area di opportunità. Fin dall’inizio degli anni 2000, la Cina ha avviato accordi con le aziende mediatiche kirghise. Questi accordi vanno da accordi che consentono alle testate locali di ristampare contenuti cinesi a loro piacimento a impegni più stringenti sulla riproduzione di notizie nazionali e mondiali, nonché sulla produzione di contenuti specifici per lo stile di vita, la tecnologia, la finanza e i viaggi.

Secondo un elenco pubblicato dal Ministero degli Esteri kirghiso nel 2022, nel Paese sono registrate tre società mediatiche statali cinesi, tra cui Xinhua, Wen Wei Po e Silk Road Observer. Altre due – Dolon TV e Land Bridge – operano in Kirghizistan come società private di media cinesi.

Anche se il rapporto documenta come la strategia mediatica cinese sia stata efficace in Kirghizistan, sfruttando lo spazio mediatico relativamente libero del Paese, nel rapporto si nota che ci sono ancora difficoltà quando si tratta di adattare l’approccio cinese ai gusti locali.

Luigi Medici