
Nel contesto delle crescenti tensioni nucleari con la Cina, la Marina degli Stati Uniti sta sviluppando la sua arma nucleare di teatro più influente degli ultimi decenni: un missile da crociera a basso potenziale lanciato dal mare.
In una dichiarazione rilasciata questo mese alla Commissione per i Servizi Armati della Camera degli Stati Uniti (HASC), il Vice Ammiraglio Johnny Wolfe ha affermato che la Marina degli Stati Uniti si appresta a prendere una decisione fondamentale nell’anno fiscale 2026 sul missile da crociera nucleare lanciato dal mare (SLCM-N), la cui consegna è prevista entro il 2034, riporta AT.
Secondo la dichiarazione di Wolfe, la decisione segna un passo fondamentale nello sviluppo di un’opzione di attacco nucleare resistente e flessibile per colmare le lacune nella deterrenza regionale, in particolare in un contesto di crescenti capacità avversarie.
Nella sua dichiarazione, afferma che il programma SLCM-N ha già istituito un ufficio dedicato e sta conducendo ampie valutazioni tecniche, ingegneristiche e di integrazione su sistemi missilistici, di controllo del tiro, di testate e sottomarini.
Tuttavia, la dichiarazione sottolinea sfide chiave, come l’adattamento di una testata nucleare a un missile da crociera di progettazione convenzionale e la garanzia della compatibilità con i sottomarini di classe Virginia, mantenendo al contempo la sicurezza nucleare e riducendo al minimo le interruzioni operative.
Nonostante queste sfide, la dichiarazione afferma che lo sviluppo delle infrastrutture presso le Strategic Weapons Facilities è in corso per supportare lo stoccaggio e la movimentazione senza compromettere i programmi Trident esistenti.
Sottolinea che il finanziamento continuo e il rapido ampliamento della forza lavoro sono considerati fondamentali per raggiungere l’obiettivo di capacità operativa iniziale del 2034.
La dichiarazione sottolinea poi che la decisione fondamentale nell’anno fiscale 2026 darà formalmente avvio all’acquisizione e consoliderà la strategia di esecuzione del programma, ponendo le basi per uno degli sforzi di modernizzazione nucleare più significativi della Marina degli Stati Uniti negli ultimi decenni, in un contesto di crescente concorrenza strategica e della necessità di opzioni di deterrenza credibili e dispiegabili nella regione.
Contestualizzando l’impulso alla base del rinnovato programma SLCM-N, il Rapporto sulla Potenza Militare Cinese (CMPR) del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti del 2024 afferma che la Cina possiede 600 testate nucleari operative e ne avrà oltre 1.000 entro il 2030. La Cina sta costruendo una triade nucleare parallelamente allo sviluppo di sistemi di lancio avanzati come i sistemi di bombardamento orbitale frazionato (FOBS) e testate a basso rendimento per la deterrenza regionale e una risposta proporzionata.
Il rapporto sottolinea che, nonostante la politica cinese del “no-first use” (NFU), le sue azioni indicano il contrario, affermando che potrebbe ricorrere all’uso di armi nucleari se attacchi convenzionali minacciassero la sua infrastruttura nucleare o la sopravvivenza del regime del Partito Comunista Cinese (PCC), in particolare in una situazione di emergenza come quella di Taiwan. Aggiunge che l’integrazione di capacità convenzionali e nucleari, unita a soglie di utilizzo poco chiare, potrebbe complicare la gestione delle crisi e il controllo dell’escalation.
Il Rapporto sulla Posizione Strategica degli Stati Uniti del 2023 afferma che sono necessarie ulteriori capacità nucleari di teatro in Europa e nell’Indo-Pacifico per scoraggiare rispettivamente Russia e Cina. Osserva che tali capacità dovrebbero essere dispiegabili, resistenti e offrire opzioni di rendimento variabile. Aggiunge inoltre che il presidente degli Stati Uniti deve disporre di una gamma di opzioni di risposta nucleare militarmente efficaci per scoraggiare o contrastare un uso nucleare limitato nei conflitti teatrali.
Nel contesto di una possibile guerra tra Stati Uniti e Cina per Taiwan, vi è un chiaro incentivo a mantenere un conflitto di questo tipo al di sotto della soglia nucleare.
Luigi Medici
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