INDONESIA. I noodles indonesiani vittime della guerra in Ucraina

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È in forse la fornitura futura di noodles istantanei indonesiani; mentre l’industria alimentare indonesiana si affanna a riempire il buco cerealicolo creato dall’impatto dell’invasione russa sul raccolto di grano dell’Ucraina. Avendo riconquistato, l’anno scorso il suo posto come principale fornitore di grano dell’Indonesia, l’Australia ha solo una capacità limitata di aumentare le esportazioni a causa della vendita a termine, lasciando i produttori a fare affidamento su Canada, Stati Uniti, India e Russia, per colmare il deficit.

L’industria alimentare ucraina è già stata colpita duramente, con gran parte delle sue infrastrutture portuali in rovina a causa dei bombardamenti e dal blocco delle navi commerciali nel Mar Nero, via principale dell’export di grano ucraino. Non è ancora chiaro quanto raccolto l’Ucraina sia stata in grado di piantare di fronte all’incombente offensiva russa e alla disponibilità di fertilizzanti, che scarseggiano sempre di più, e di diesel per le attrezzature agricole.

Si stima che l’Ucraina abbia già perso 1,2 miliardi di dollari in esportazioni di grano . Le siccità in Australia hanno visto l’Ucraina assumere il ruolo di leader nel 2019 e 2020, arrivano a coprire fino al 30% della quota di mercato indonesiano, seguita da Canada (22%), Argentina (18%), Stati Uniti (13%) e Australia (11%), riporta AT.

L’Australia ha riconquistato il suo posto nel 2021 con esportazioni di 4,5 milioni di tonnellate – un aumento massiccio rispetto alle 820.000 tonnellate spedite nel 2019 e nel 2020, in seguito al ritorno di raccolti eccezionali in Australia occidentale, Nuovo Galles del Sud, Victoria e Queensland. L’Ucraina ha comunque fornito all’Indonesia tre milioni di tonnellate l’anno scorso, rispetto ai 2,9 milioni di tonnellate nel 2019 e 2020. La maggior parte è stata spedita attraverso i porti di Odessa, Pivdennyi, Mykolayiv e Chornomorsk, ora danneggiati.

La Russia, che insieme all’Ucraina rappresenta il 25% del commercio mondiale di grano, ha esportato 1,2 milioni di tonnellate di grano in Indonesia nel 2018 e altre 500.000 tonnellate nel 2019, ma da allora non ci sono state spedizioni.

L’Indonesia si è rifiutata di rispettare le sanzioni anti-russe e la compagnia petrolifera Pertamina ha recentemente annunciato che stava esplorando la possibilità di importare petrolio russo. Questo potrebbe plausibilmente applicarsi anche al grano, se Giacarta non riescisse a trovare altre fonti.

Da un minimo durante la pandemia, la domanda indonesiana di cibo a base di grano è rimbalzata da 10,4 milioni di tonnellate nel 2020 a 10,7 milioni di tonnellate l’anno scorso, per un valore di 2,3 miliardi di dollari, rendendola il terzo più grande importatore mondiale dopo Egitto e Turchia.

È anche il secondo più grande consumatore di noodles istantanei, mettendo via 12,6 miliardi dei 116,5 miliardi di porzioni del mondo, con un guadagno di 270 milioni di dollari l’anno scorso dalle esportazioni principalmente in Malesia, Australia, Singapore, Stati Uniti e Timor Leste.

Ma il mercato interno rimane fondamentale. Il consumo di grano dell’Indonesia, rappresentato in gran parte dalle tagliatelle (i noodles), è stato di 26,4 chilogrammi pro capite l’anno scorso, e si prevede che raggiungerà i 28,6 chilogrammi nei prossimi otto anni con la crescita della popolazione. Questo si confronta con un consumo di riso di 124,46 kg pro capite nel 2021, o 37.400 tonnellate all’anno, leggermente inferiore agli anni precedenti e in continua discesa verso i 111,1 kg previsti nel 2030.

Nel complesso, l’impatto della guerra sulle principali materie prime del mondo rappresenterà una sfida su tutta la linea, non solo per le industrie e le società, ma anche per la transizione verso l’energia pulita e il progresso verso sistemi di approvvigionamento alimentare più sostenibili.

Secondo la maggior parte delle valutazioni, gli effetti diretti della guerra sull’Asia saranno minori che in altre parti del mondo a causa della sua limitata esposizione alla Russia e all’Ucraina attraverso il commercio, gli investimenti e i legami finanziari.

Ma gli effetti indiretti saranno più grandi, inizialmente a causa dell’aumento dei prezzi dell’energia. Se la guerra si trascina, gli economisti avvertono che potrebbe minare il sentimento globale e ritardare ulteriormente la ripresa dalla pandemia.  

La guerra in Ucraina ha spinto i prezzi ancora più in alto fino a quasi 2.000 dollari, esacerbati da simili carenze di olio di girasole ucraino e della vicina Bielorussia, che di solito aiutavano a riempire eventuali lacune nella fornitura di olio di palma. I prezzi elevati hanno portato ad un aumento del 50% dell’olio da cucina indonesiano, costringendo il governo a limitare il prezzo locale a 14.000 rupie (93 centesimi di dollaro) al litro per preservare le forniture. 

Lucia Giannini