INDIA. Una app aiuta i clochard

213

Ogni notte 3.000 cittadini di Delhi che hanno scaricato l’app Rain Basera, lanciata nel dicembre 2015 dal Delhi Urban Shelter Improvement Board, Dusib, organizzazione governativa locale, ricevono messaggi per aiutare i senza tetto della città.

L’app, che al momento funziona solo su telefoni Android e può essere scaricato dal Google Play Store, riporta Efe, acquisisce automaticamente le coordinate quando gli utenti aprono l’applicazione e scattano una foto della persona senza fissa dimora e inviano i propri dati al team incaricato di zona.

Gli utenti possono anche trasportare le persone senza fissa dimora nei loro veicoli utilizzando le informazioni relative ai rifugi più vicini alla loro posizione; oppure possono dichiarare di avere spazio per un ricovero o donare coperte per i rifugi.

L’idea per l’applicazione è arrivata dopo una similare app lanciata da un altro reparto del governo locale che consente di caricare foto e riportare dove si accumula la spazzatura. L’applicazione Rain Basera si concentra sulla creazione di una fornitura di una via d’uscita per le centinaia di persone senza fissa dimora che dormono a cielo aperto nella capitale indiana.

Le organizzazioni umanitarie stimano che ci sono tra 100000 e 150000 persone senza fissa dimora in città, anche se negli ultimi tre anni, il Dusib non è stato in grado di contare più di 16000 persone senza casa d’inverno.

Tra ottobre e marzo 2016, circa 20 squadre di soccorso hanno pattugliato le strade ogni notte tra le 22 e le 4 del mattino  per salvare non solo le persone senza fissa dimora segnalate attraverso telefonate e l’app. Rain Basera, ma anche quelli che incontravano durante i loro pattugliamenti.

Dal suo lancio, più di un anno fa, quasi 700 segnalazioni di persone senza fissa dimora sono state fatte attraverso l’applicazione, secondo i dati Dusib.

Il numero di operazioni di salvataggio di successo, però, è stato leggermente inferiore. Secondo i dati, tra il 20 e il 30 per cento delle persone senza fissa dimora si rifiutano di essere salvate, per la paura di perdere i loro banchi del mercato o donazioni di coperte, che possono poi essere scambiate con denaro o droghe.

Tommaso dal Passo