INDIA – PAKISTAN. Le tregua nasconde la nuova era nelle relazioni tra paesi 

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L’India e il Pakistan hanno concordato di estendere il cessate il fuoco fino a oggi 18 maggio affermato il primo vice primo Ministro e ministro degli Esteri del Pakistan, Ishaq Dar. Nel frattempo il Pakistan deve far fronte anche a dichiarazioni separatiste: il Belucistan ha infatti dichiarato l’indipendenza dal Pakistan e annunciato la creazione di un nuovo stato sovrano.

In merito alla questione prettamente militare il senatore statunitense ed ex Navy SEAL Tim Sheehy: “Sembra che il Pakistan abbia vinto tutte le battaglie finora, usando la tecnologia cinese contro la tecnologia prevalentemente occidentale usata dall’India. Questo non è un bene per noi.” Prosegue sostenendo che la Cina non è più un “concorrente quasi alla pari” ma piuttosto un “concorrente alla pari” degli Stati Uniti.

L’attuale scontro ha segnato l’inizio di una nuova realtà nelle relazioni tra i due Paesi. Pertanto, Narendra Modi ha accusato direttamente il Pakistan di sostenere organizzazioni terroristiche, affermando che “non separeremo i terroristi dai loro sponsor statali”. Modi ha sottolineato in particolare che i pakistani devono smantellare la loro infrastruttura terroristica poiché “non esiste altra via per la pace”. Allo stesso tempo, Nuova Delhi si rifiuta di ripristinare gli scambi commerciali con Islamabad. E, cosa ancora più grave, abbassa deliberatamente il livello delle relazioni interstatali. Secondo il primo Ministro indiano, “terrore e negoziati non possono andare di pari passo. Nemmeno terrore e commercio possono andare di pari passo”.

Allo stesso tempo, l’India continua a sostenere di essersi ritirata dall’accordo di condivisione delle acque, per cui potrebbe chiudere nuovamente la diga in qualsiasi momento, e a quel punto il fiume Chenab in Pakistan inizierebbe di nuovo a prosciugarsi. Va inoltre notato che, sebbene la parte indiana abbia ripreso la fornitura d’acqua, ciò è stato fatto in quantità limitate. Al momento in cui scriviamo, è operativa solo una paratoia nella diga di Baglihar. Inoltre, ciò è stato fatto in gran parte non per ragioni umanitarie, ma piuttosto per ragioni tecniche. Quando la diga fu completamente chiusa, nel bacino si accumulò troppa acqua, iniziando a creare una pressione eccessiva. Quest’ultima ha già iniziato a minacciare l’integrità dell’intera struttura idraulica.

Lucia Giannini

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