NEPAL – Katmandu 11/01/2016. Le vittime della strada sono diminuite in Nepal dopo quasi quattro mesi di blocco stradale ai suoi confini con l’India.
Il blocco ha però reso problematiche i rifornimenti di carburante e altri beni nella nazione himalayana, riporta il Nepali Times. Il Dipartimento di polizia stradale metropolitano (Mtpd) ha da poco annunciato i dati degli incidenti stradali dal luglio 2015: il loro numero è diminuito di quasi la metà, da 495 ai primi di agosto 2015 ai 253 alla fine di ottobre dello stesso anno. «Uno dei motivi della diminuzione del numero di incidenti sta semplicemente nella riduzione dei veicoli sulla strada» riporta il giornale, attribuendo il numero ridotto delle auto in circolazione alla mancanza di carburante e di altri rifornimenti essenziali portati da camion provenienti dall’India. Il blocco delle rotte commerciali chiave ha anche ostacolato la ricostruzione e l’assistenza medica dopo il terremoto di magnitudo 7,8 che ha colpito il Nepal ad aprile 2015. In Nepal, in cui ci sono oltre 10mila chilometri di strade e meno della metà pavimentate, i media locali hanno ribattezzato la rete stradale come “autostrade della morte” perché il paese himalayano ha uno dei più alti tassi di decessi a livello globale: 1677 morti ogni 100mila vetture. Si tratta di un tasso 100 volte superiore a quello del Giappone e 10 volte superiore a quello dell’India, secondo l’Oms.
Sembra che ci sia una chiara correlazione tra il numero di incidenti nella valle di Kathmandu e il numero di autocisterne che entrano in città. Il numero medio di incidenti nella capitale nel periodo luglio-agosto è stato di 495, un dato crollato a 253 nel bimestre di ottobre-novembre.
Lo stesso dicasi a livello nazionale: da 817 tra luglio e agosto, a 617 tra settembre e ottobre. Nonostante il calo, tuttavia, i dati della polizia mostrano un aumento del numero di persone che dai veicoli e dai tetti di bus a causa del sovraffollamento causata dal minor numero di mezzi circolanti. Al culmine della crisi di combustibile da metà settembre a metà novembre solo il 10 per cento del sistema di trasporto pubblico urbano e extraurbano era funzionante. La polizia stradale ha di conseguenza “rilassato” le regole per viaggiare sui tetti di autobus e sul trasporto di più di due persone su una moto proprio perché c’era tanta richiesta dall’utenza e pochi mezzi a disposizione. Da metà settembre a metà novembre 2015, al culmine della crisi causata dalle proteste da parte delle minoranze etniche Madeshi e Tharu, nella regione del Terai su una costituzione che temono li metterà a nudo dei diritti politici, solo circa il 10 per cento del pubblico urbano sistema di trasporto era funzionale. Ora che l’offerta di prodotti petroliferi è migliorata, riporta il giornale, e il traffico è tornato al 75 per cento dei livelli normali, il numero degli incidenti nella Valle di Kathmandu è nuovamente in aumento.