India, il digitale divide il governo

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INDIA – Nuova Delhi. 27/5/13. Manish Tewari, ministro indiano dell’Informazione e della radiodiffusione, in un video mandato in onda durante il FICCI Frames 2013 ha espresso la sua contrarietà ai lavori della commissione Uday Shankar. La commissione è stata nominata per redimere le annose questioni tra stato e editori, produttori cinematografici, editori del settore cinematografico. 

 

«Io non sono d’accordo con il sentimento contrario che sta prendendo piede in India sull’industria dell’intrattenimento e dei media, per me questo mondo non solo è un enorme moltiplicatore economico, ma ha anche un modo per permeare la cultura indiana, un modo per potenziare e assorbire l’intelletto creativo dei nostri giovani, un modo per capire dove andrà l’India nei prossimi due decenni».

Il ministro ha quindi invitato il governo a cercare di essere quel facilitatore o enabler per assicurare la crescita di questo settore a un ritmo molto più rapido di quanto non sia nel corso degli ultimi anni

Il ministro sostanzialmente prende di mira le due principali proposte della commissione Uday una per quanto riguarda un maggiore dazio doganale sul set top box (STB) e l’altra questione, per quanto riguarda la ritenuta fiscale sui diritti d’autore (e dei contenuti).

Il Ministro delle Finanze, Chidambaram, Shri Palaniappan, in difesa delle decisioni della commissione ha affermato che gli STB sono in gran parte importati da paesi dell’Asia meridionale: «la digitalizzazione attraverso STB  prevede un fatturato di circa quattro-cinque miliardi di dollari, essenzialmente a carico del popolo dell’India e gli operatori multi-sistema, e questo non è giusto anche perché gli introiti vanno tutti nelle tasche dei produttori indiani». Per questo dunque il Minsitro ha deciso di imporre un dazio suile importazioni dei set top box. 

«Mentre andiamo in seconda fase di digitalizzazione in 38 città, penso che sia molto importante per l’industria per rendersi conto che, mentre vi è un contratto legale che sostiene tutto questo processo, vi è anche un contratto sociale che invita tutte le parti interessate questo, siano essi emittenti, MSO o gli operatori via cavo per risolvere i problemi che hanno, perché alla fine questo processo deve portare a un win to win fper le emittenti ed i consumatori. Se una sezione all’interno di questa grande famiglia si sente cambiata all’improvviso, nasce un  problema», ha aggiunto il ministro.