
L’India starebbe usando droni da sorveglianza made in Usa nelle regioni di confine del Kashmir di Poonch e Rajouri.
Stando a quanto riporta il quotidiano The Express Tribune, la base e il centro di elaborazione dati è stato fisato a Srinagar. Nuova delhi starebbe usando gli stessi droni che gli Usa non intendono fornire al Pakistan.
Ad oggi, le forze armate indiane dispongono solo di droni fatti in Israele, per lo più droni da sorveglianza, ma con l’acquisizione di droni armati India potrebbe con più probabilità colpire il Pakistan come reazione ad un possibile attacco terroristico proveniente per la leadership indiana da Islamabad. Lo scorso luglio, l’esercito pakistano ha affermato di aver abbattuto un drone spia indiano nell’Azad Jammu & Kashmir.
L’India ritiene che l’acquisizione di droni armati invierà un forte segnale deterrente ai militanti che operano attraverso il confine.
Gli Stati Uniti hanno staccato la Russia come primo fornitore di armi per l’India. Nuova Delhi è anche sul punto di siglare un accordo miliardario con gli Usa per un reattore nucleare.
In cambio, Washington ha dato l’accesso per Nuova Delhi alla tecnologia militare di fascia alta, come ad esempio un nuovo sistema per lanciare aerei dalle portaerei, e la vendita di Predator disarmati.
Le forze armate indiane avrebbero anche chiesto la versione armata del Predator per colpire bersagli sospetti dei militanti ma le leggi sul controllo delle esportazioni degli Stati Uniti vietano un simile trasferimento.
A settembre, in precedenza gli Stati Uniti hanno appoggiato riferito l’adesione dell’India al Missile Technology Control Regime, un prerequisito per l’acquisto dei droni; successivamente l’Indian Air Force ha chiesto alla General Atomics di acquistare l’Avenger.
Questo drone può volare per 18 ore, trasportare 3500 chili di munizioni e raggiungere una quota di oltre 15mila metri piedi, superando così le capacità del Pakistan.
La richiesta indiana per 22 droni Predator è stata fatta a giugno, 2016, ma ì’avvicendamento delel amministrazioni statunitensi ha rallentato l’iter.
Maddalena Ingroia