Continua il dibattito sugli incentivi per le energie rinnovabili. Se da un lato il Governo è al lavoro per cercare di riorganizzare le norme attuali, dall’altro lato la posizione degli ambientalisti è molto chiara: non bisogna per nessun motivo tagliare gli incentivi, visto che si tratta di fonti rinnovabili che, oltre ad essere un modo per rispettare maggiormente l’ambiente, potrebbero costituire un valido aiuto per la riduzione delle bollette dell’energia elettrica.
E proprio sul costo delle bollette è incentrata al momento la discussione. Il Ministro Passera avrebbe intenzione di portare gli incentivi, abbastanza elevati nel nostro Paese, alla media dell’Europa, in modo da rendere più leggera la bolletta. Ma il Ministro Clini non sembra essere molto d’accordo su questo punto: “Mettere in contrapposizione la riduzione della bolletta energetica e il sostegno alle fonti rinnovabili è un errore strategico. Rischieremo di uscire dal settore delle rinnovabili mortificando la capacità innovativa del Paese, penalizzando l’industria nazionale, aumentando la disoccupazione“. Secondo Clini bisognerebbe piuttosto tenere conto delle direttive europee da rispettare, dell’orientamento del mercato internazionale e dei benefici dell’energia pulita. Dal ministro dello Sviluppo Economico però non arrivano come detto segnali distensivi in merito, ma un chiara e ferma presa di posizione. Le misure sostenute da Passera prevedono in primis un taglio medio gli incentivi compreso tra il 30 e il 40% al fine di allinearli con quelli UE e l’istituzione di un registro anche per impianti inferiore a 3 kW che servirà per stilare un ordine dei progetti più meritevoli dei sussidi statali. Oltre a questo anche una serie di vincoli tecnici come la dimostrazione di disporre della copertura finanziaria necessaria all’ultimazione della struttura. Entrando nello specifico della riforma per i piccoli impianti, allo studio anche l’ipotesi di introdurre la classe energetica degli edifici di destinazione tra i criteri di ordinamento della graduatoria di accesso agli incentivi: ad essere privilegiati sarebbero gli immobili con livello minimo pari a “D”. Occhio di riguardo verrebbe assicurato anche alle installazioni che prevedano la rimozione di tetti o parti in amianto o eternit. Discorso a parte merita il secondo possibile decreto, quello destinato a tutte le altre tecnologie di impianti di produzione alimentati ad energie rinnovabili.In questo caso ad essere regolamentati sarebbero settori come quello eolico, idroelettrico, delle biomasse e della geotermia, per i quali verrà imposto un tetto massimo di spesa di 5,5 miliardi.