Il dilemma del Montenegro

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di Antonio Albanese MONTENEGRO – Podgorica 09/10/2016. Le elezioni parlamentari del 16 ottobre 2016, a ridosso dell’entrata del Montenegro nella Nato, lasciando il paese in bilico tra favorevoli ai tradizionali legami con la Russia e contrari alla Nato e viceversa. Mosca ha già definito “irresponsabile” l’adesione del paese balcanico all’Alleanza atlantica.

Circa 15000 russi, infatti, si sono riversati nel paese dopo la sua scissione dalla Serbia nel 2006, portando denaro e influenza russa per l’ex Repubblica iugoslava che conta appena 650mila abitanti. Il Montenegro è stato bombardato dalla Nato 17 anni fa, quando l’Alleanza è intervenuta per fermare la pulizia etnica compiuta dalla Serbia di Slobodan Milosevic in Kosovo; il Montenegro era unito alla Serbia.

L’adesione all’alleanza è il pilastro centrale della campagna del primo ministro Milo Djukanovic in vista di una elezione ritenuta la prova politica più dura in 25 anni.
Djukanovic, che è stato presidente o primo ministro per più di 25 anni, con una sola breve interruzione, è accusato dagli oppositori di gestire il paese come un feudo personale corrotto, dove fiorisce il crimine organizzato. Djukanovic nega le accuse, ma l’adesione alla Nato potrebbe agire da leva, aumentando il supporto per i partiti euroscettici e costringendo il suo Partito democratico dei socialisti a cercare nuovi partner per la prima volta dal 2006.

Mosca, preoccupata per la possibile espansione della Nato in paesi nordici come la Finlandia, sta seguendo da vicino gli eventi: un funzionario di Russia Unita ha invitato l’opposizione a formare un fronte unito contro Djukanovic. I legami del Montenegro con i suoi tradizionali alleati ortodossi sono troppo profondi per essere ignorati: il turismo contribuisce al 20 per cento delle entrate economica, Russia e Serbia da sole rappresentano quasi il 60 per cento dei visitatori nel 2016.

Per rafforzare i legami fra le tre nazioni, a settembre è stata data vita ad un esercito cosacco balcanico in una cerimonia svoltasi a Kotor, cui hanno partecipato “militari” anche militari russi e serbi e preti ortodossi. Per altri gruppi contrari all’adesione, entrare nella Nato esporrebbe il paese ad attacchi terroristici. L’Occidente considera l’integrazione delle repubbliche ex jugoslave nell’Ue e nella Nato come cruciale per la stabilità di una regione che ha vissuto un decennio di guerre nel 1990 quando cessò di esistere la Jugoslavia. Anche se i legami culturali, storici, religiosi ed economici, i collegamenti con la Russia sono profonde; ma per le fasce più giovani, l’Occidente è sentito più vicino.

Croazia e Slovenia, ora nella Ue, sono state le primi ad aderire alla Nato; Serbia e Montenegro sono in “trattative”  per l’Ue, mentre Bosnia e Macedonia devono ancora iniziare i colloqui; il Montenegro ha ricevuto l’invito ad aderire alla Nato nel mese di dicembre 2015.