Da Mimì metallurgico a Steve Jobs

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ITALIA – Roma 18/04/2014. È notizia di qualche giorno fa il fatto che in Francia si sia raggiunto un accordo sindacale che pone il divieto di telefonare o di mandare e mail ai dipendenti dopo le ore 18, in particolare per il settore dell’Information Technology.

Dal ’99 infatti il limite lavorativo settimanale francese è pari a 35 ore, per diverse categorie afferenti ai contratti collettivi nazionali.
Cosa c’entra tutto questo con l’Innovazione italiana?

In Italia un simile provvedimento non sarebbe stato possibile. Dagli anni ’90 infatti diverse associazioni di categoria hanno fatto il possibile per far riconoscere, su scala nazionale, l’importanza di un Contratto Collettivo Ict. Questa posizione è stata fortemente osteggiata, in primis dai sindacati confederati, per la paura di “perdere” gli iscritti del settore “Metalmeccanico” (gli operai) a favore di nuovi settori a loro sconosciuti.

È così dunque che l’Information Technology Italiana, il vero perno dell’innovazione nazionale, è volutamente sparpagliato sui contratti più disparati: Industria Privata (appunto, metalmeccanico), Commercio, Grafico, o addirittura “atipico”.

Appare evidente, già solo nelle denominazioni dei contratti appena menzionati, quanto questi possano essere lontani dalla realtà professionale di chi si occupa di Information & Communication Technology. Nel contratto metalmeccanico, esiste un mansionario che contempla evidentemente la figura del “tornitore”, ma non quella dell’ “architetto dei sistemi informativi”. In un simile contesto, porre delle regole è impossibile. Dividi et impera: l’Ict in Italia semplicemente non esiste, in quanto non è riconosciuto davvero in nessuno dei contratti sottoscritti.

Che i professionisti di questo settore siano soggetti a particolari stress, al fenomeno del Burn Out, ad una reperibilità costante e illimitata, non è un problema di interesse nazionale. Così, mentre l’industria scompare, delocalizzata altrove, l’innovazione semplicemente non è prevista, in quanto non è mai stato possibile costruire un contratto collettivo che comprenda le professionalità di riferimento.

In Italia, Steve Jobs sarebbe un metalmeccanico…. Dopo “Mimì metallurgico”, il nulla.

Potrà il nuovo Job Act porre rimedio?