Gli Hazāra tra persecuzioni, esilio e speranze di rinascita (1879-2009)
Passeggiando nei pressi di Piazza Venezia a Roma, tra Piazza di San Marco e via degli Astalli, a pochi passi dalla storica sede del PCI in via delle Botteghe Oscure, ci si può imbattere in volti insoliti. Volti rassegnati, in fila per avere un aiuto dal Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati di via degli Astalli. Volti antichi, quasi comparse uscite da un racconto di Rudyard Kipling. Kim o l’Uomo che volle essere Re, fate voi. Ma ad un occhio più esperto ricordano i soldati turchi e mongoli raffigurati delle miniature persiane degli Shanameh d’epoca ilkhanide o gialairide nei secoli XIV e XV, o le guide delle carovane che trasportavano principesse Ming a Tamerlano raffigurate nelle tavole “cinesi” di Siyah Qalem, il “Maestro degli Uomini e dei Demoni” nella Transoxiana del ’400.
E in un certo senso questi Hazāra, perché proprio di loro si tratta, lo sono. Il nome Hazāra sembra derivi dalla parola persiana hazār che significa “mille”, usato per riferirsi all’unità militare mongola di 1000 uomini (Mongolo ming, pl. mingan Turco ming > bin, mille), che insieme ad arban (unità di 10), jä’gün (unità di 100) e tümän (unità di 10.000) indicava i contingenti delle armate mongole e post-mongole d’Asia.(2) Queste erano infatti suddivise in unità decimali, secondo un’antica pratica iranica e poi turca (si pensi ai 10.000 Immortali dei sovrani achemenidi).(3) Di lingua persiana, vivono soprattutto nelle regioni centrali del paese. Con una popolazione stimata tra i 5 e gli 8 milioni, costituiscono circa il 15% della popolazione dell’Afghanistan, essendo così il terzo gruppo etnico del paese. Gli Hazāra si trovano in gran numero anche nel vicino Pakistan, in particolare nella città di Quetta (Baluchistan), e in Iran (Mashhad), soprattutto come rifugiati. Prevalentemente musulmani Sciiti duodecimani, ma con minoranze sciite ismailite e sunnite, oggi gli Hazāra aderiscono in maggioranza allo Sciismo duodecimano (o Imamita), a differenza degli altri gruppi etnici presenti in Afghanistan (in gran parte sunniti). Spesso sono stati accomunati ai persofoni della regione di Herat (farsīwān) proprio in base alla religione, senza però mai nascondere il loro credo attraverso la dissimulazione prevista dal diritto sciita (taqiyya). Vi sono poi alcuni Hazāra sunniti, principalmente tra gli Hazāra TÁymanÐ e gli Aymaq Hazāra. La religione comunque, grazie anche a legami tribali molto dinamici, è sempre stata vissuta a livello molto popolare, costituendo un fattore aggregante specie in occasione delle festività, sia comuni (ÝId-e Qorbān e ÝId er-Ramazan) sia legate all’Ašūra (Martirio dell’Imam Hussein). Importante è infatti la venerazione dei santi (pirān), e il rispetto dei Sayyed (discendenti di Maometto). Come nella più antica tradizione iranica festeggiano l’inizio del Nuovo anno zoroastriano (Nawrūz).