HRW denuncia le violenze di Sofia

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BULGARIA – Sofia 22/01/2016. Le forze dell’ordine bulgare trattano brutalmente i richiedenti asilo e migranti, respingendoli in Turchia, spesso dopo aver rubato i loro averi e sottoponendoli a violenze.

Questa è la denuncia presentata da Human Rights Watch il 22 gennaio.
In una ricerca condotta in sei paesi tra ottobre e dicembre 2015, Hrw ha intervistato 45 richiedenti asilo e migranti dall’Afghanistan, dalla Siria e dall’Iraq. Ventisei persone hanno detto di essere state picchiate dalla polizia o morse da cani poliziotto, spogliate dei loro beni,prese sotto tiro da persone descritte come come forze dell’ordine bulgare, poi respinte oltre il confine con la Turchia.
Quattordici richiedenti asilo e migranti che erano stati detenuti in Bulgaria hanno denunciato pestaggi da parte delle guardie, mancanza di cibo e condizioni antigieniche. Human Rights Watch ha scritto al ministero dell’Interno bulgaro, il 15 dicembre, sollevando le questioni emerse durante la sua ricerca. Il ministero dell’Interno di Budapest non ha ancora risposto, denuncia Hrw.
Alcuni richiedenti asilo e migranti hanno detto di essere stati arrestati da persone che indossavano uniformi con distintivi coerenti con quelli indossati dalle forze dell’ordine bulgare. Altri non erano in grado di descrivere insegne e divise perché erano stati arrestati durante la notte, ma hanno detto che i responsabili degli abusi indossavano uniformi e sono stati spesso accompagnati da cani. Hanno tutti detto che i funzionari li hanno spogliati del denaro e di altri beni e li hanno portati con auto della polizia al confine turco, costringendoli ad attraversarlo di nuovo. In alcuni casi sono stati anche sottoposti a violenze.
Human Rights Watch aveva già documentato abusi simili al confine tra Bulgaria e Turchia e nei centri di detenzione ad aprile e settembre 2014. Il Centro di Belgrado per i diritti umani ha documentato abusi simili a novembre 2015. I nuovi risultati della ricerche Hrw suggeriscono che il governo bulgaro non ha adottato misure necessarie per porre fine alle espulsioni sommarie e violenze e gli abusi ai suoi confini e nei suoi centri di detenzione.
I migranti hanno detto che i respingimenti verso la Turchia in 46 dei 59 casi coinvolti comportavano percosse con pugni e manganelli, calci e morsi di cane.
Nel mese di aprile 2014, la Commissione europea ha aperto una procedura d’infrazione contro la Bulgaria in relazione a queste e simili accuse; la procedura è in fase di stallo dopo che le autorità bulgare hanno negato recisamente ogni accusa nonostante le prove portate da Human Rights Watch e da altri gruppi. A settembre 2015, la Commissione ha avviato una nuova procedura d’infrazione contro la Bulgaria per la mancata attuazione della direttiva che riprende il diritto internazionale secondo cui non bisogna far tornare nessuno in un paese in cui sarebbe a rischio di tortura o altri trattamenti crudeli o disumani.
La Bulgaria, per Her, starebbe violando i sensi del diritto nazionale e internazionale, tra cui la Convenzione sui rifugiati del 1951, la Convenzione europea dei diritti dell’uomo, e la Carta europea dei diritti fondamentali, che garantisce il diritto di asilo.
Mentre la Bulgaria ha il diritto di proteggere i suoi confini, secondo gli standard universali sanciti nei Principi di base delle Nazioni Unite sull’uso della forza e delle armi da fuoco da parte delle forze dell’ordine, i funzionari di polizia, inclusi gli agenti di frontiera, possono usare la forza solo se gli strumenti non violenti non hanno avuto successo. Qualsiasi uso della forza deve essere proporzionato e minimizzare i danni e lesioni.
Quanto descritto da Hrw può essere considerato «rapina ai sensi del diritto penale nazionale. Le autorità bulgare dovrebbero indagare sulle denunce di uso eccessivo della forza e di rapina dai suoi agenti delle forze dell’ordine», riporta l’ente.