HONG KONG. La fiducia delle imprese è scesa al livello più basso degli ultimi dieci anni

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Le difficoltà economiche di Hong Kong non hanno mostrato alcun segno di rallentamento, dopo che la misura della fiducia delle imprese è scesa al livello più basso degli ultimi dieci anni, mentre la città vive le difficoltà della guerra commerciale globale e dalle violente proteste pro-democrazia.

Il Purchasing Managers Index, che misura la salute del settore privato, è sceso a 39,3 in ottobre, riporta Afp, la sua lettura peggiore dal 2008 durante la crisi finanziaria globale, accumulando nuova miseria sulla città afflitta dai disordini sociali.

Il centro finanziario internazionale è immerso in una recessione causata delle conseguenze della guerra commerciale Cina-Usa e da cinque mesi di proteste pro-democrazia contro le quali Pechino ha adottato un approccio rigido. L’ente Ihs Markit ha detto che l’attività commerciale stava diminuendo al suo tasso più veloce mai registrato. L’ultima lettura era ben al di sotto del livello 50 che separa la crescita dalla contrazione ed era anche nettamente inferiore al 41,5 di settembre.

«I continui disordini politici e l’impatto delle tensioni commerciali hanno visto l’attività commerciale scendere al ritmo più forte da quando l’indagine è iniziata oltre 21 anni fa», ha scritto Ihs Markit. «L’evidenza aneddotica ha rivelato che i settori del commercio al dettaglio e del turismo sono rimasti particolarmente colpiti».

Inoltre, la città sta vivendo un calo record della domanda dalla Cina continentale. L’economia di Hong Kong stava già affrontando difficoltà all’inizio del 2019 a causa della guerra commerciale con Washington, colpendo una città che dipende enormemente dalle due maggiori economie mondiali.

Nel primo trimestre, la città ha registrato una crescita dello 0,6%. Ma le proteste scoppiate a giugno non hanno fatto che peggiorare le cose.

Le cifre pubblicate la settimana scorsa dal governo hanno mostrato che il Prodotto interno lordo è diminuito del 3,2% nel terzo trimestre rispetto ai tre mesi precedenti, quando ha visto un calo dello 0,4%. Ciò significa che la città sta vivendo una recessione tecnica, con due periodi di contrazione consecutivi.

È la prima volta che la città è stata testimone di una recessione dall’inizio del 2009, al culmine della crisi finanziaria. I visitatori sono diminuiti del 40%, soprattutto dalla Cina continentale, che rappresenta l’80% dei turisti della città. Le cifre del commercio al dettaglio sono crollate di circa un quinto nei mesi di agosto e settembre.

Le proteste hanno fatto irruzione in un movimento più ampio che chiede una maggiore democrazia e responsabilità della polizia, con la violenza sia dei manifestanti che della polizia che aumenta di mese in mese.

Pechino sembra determinata ad far scaricare le proteste, nonostante 22 settimane consecutive di manifestazioni, e ha segnalato che intende garantire un maggiore controllo sulla città piuttosto che fare concessioni. 

Resta nell’aria una sola domanda: a chi sta giovando la crisi economico-finanziaria del più grande snodo finanziario orientale? 

Graziella Giangiulio