HIMALAYA. Altro che CINDIA: Pechino e Nuova Delhi alzano i muri. Mosca si frega le mani

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Tra gli altri partecipanti alla parata del Giorno della Vittoria a Mosca c’erano i ministri della Difesa dell’India e della Cina, scatenando così le voci sul fatto che Mosca avesse ospitato il riavvicinamento tra i due paesi. Le voci sono state smentite dal ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov durante l’incontro virtuale dei ministri degli Esteri del gruppo Ric, Russia India Cina.

«Non credo che l’India e la Cina abbiano bisogno di un aiuto dall’esterno» ha detto Lavrov: «Non credo che abbiano bisogno di essere aiutate, soprattutto quando si tratta di questioni nazionali. Possono risolverle da sole», ha detto Lavrov. Il gruppo Russia-India-Cina, è percepito come un potenziale enorme, anche se pieno di contraddizioni interne di una superpotenza del passato, di una superpotenza del presente e di un’aspirante potenza globale, riporta Asia Times. L’India cercherà probabilmente di farsi consegnare in tempi brevi i 21 Mig-29 e i 12 caccia Sukhoi, e il sistema missilistico S-400 da Mosca.

Dopo l’uccisione, il 15 giugno, di 20 uomini dell’esercito indiano da parte dei soldati cinesi, i due Paesi hanno smorzato i toni con colloqui a vari livelli. Entrambi i Paesi hanno accettato di prendere misure per allentare le tensioni nelle zone di confine e mantenere il dialogo, riporta China Daily. Nel frattempo la Russia si frega le mani: entrambi i due paesi sono suoi clienti, e finché restano in pace possono continuare a a esserlo, senza problemi.

La Cina è il suo più grande acquirente di petrolio e gas; l’India è un vecchio alleato, che utilizza ancora più della metà delle sue armi fabbricate in Russia. I due sono dalla stessa parte su diverse questioni globali, tra cui l’Iran e l’Afghanistan.

Nonostante le dispute territoriali al confine sino-indiano, Mosca oggi è legata a Pechino da diversi interessi energetici: un oleodotto della Siberia orientale e dell’Oceano Pacifico, Espo, di 4.800 chilometri verso la Cina e un gasdotto di 4.000 chilometri conosciuto come la Potenza della Siberia.

La cooperazione tra Russia e India va indietro nel tempo: dopo l’implosione dell’Urss nel 1991, l’India, paese che utilizzava armamenti sovietici, guardava agli Stati Uniti per le armi e si posizionava come una potenza asiatica emergente, anche nel settore atomico. L’India fa anche parte dell’accordo Quad con Stati Uniti, Giappone e Australia. Inoltre, gli Stati Uniti hanno rinominato il Comando del Pacifico come Comando Indo-Pacifico degli Stati Uniti in riconoscimento della presenza e del ruolo dell’India.

La Cina, inoltre, potrebbe non aver visto bene il maggiore coinvolgimento dell’India con gli Stati Uniti e il Giappone, così come la posizione dell’India a fianco degli Stati Uniti per le operazioni libertà di navigazione attraverso il Mar Cinese Meridionale.

Ma riporta Scmp, il recente scontro al confine Cina-India potrebbe chiudere la porta a Nuova Delhi, del Regional Comprehensive Economic Partnership, Rcep, sostenuto da Pechino poiché il conflitto si sta spostando dal militare al commercio e agli investimenti. Nonostante fossero in corso colloqui allo stato avanzato, i morti indiani dello scorso 15 giugno hanno portato a crescenti richieste in India di boicottare le merci cinesi e di portare avanti una politica che punisca Pechino proprio sul commercio. L’India si è ritirata dal Rcep a novembre 2019, in seguito alle crescenti preoccupazioni dei produttori interni che temevano l’afflusso di merci cinesi. Anche senza l’India, l’accordo è destinato a coprire quasi un terzo della popolazione mondiale in 15 Paesi dell’Asia, incluse le 10 nazioni asiatiche, più Australia, Cina, Giappone, Corea del Sud e Nuova Zelanda.

Il 23 giugno, i negoziatori dei restanti paesi Rcep si sono impegnati a concludere l’accordo entro la fine dell’anno e hanno chiesto nuovamente l’adesione dell’India. Per l’India, il commercio e gli investimenti con la Cina hanno subito però grandi colpi in seguito agli scontri e alle crescenti richieste di boicottaggio delle merci cinesi.

India Today riporta che a partire dal 22 giugno, i porti indiani hanno intensificato le ispezioni delle merci cinesi, che hanno rallentato le importazioni, anche se non è stato messo in atto alcun divieto ufficiale. Lo stesso giorno, i funzionari dello stato indiano del Maharashtra (di cui fa parte Mumbai) hanno annunciato che lo Stato ha bloccato un affare da 500 milioni di dollari per la fabbrica cinese di automobili Great Wall Motor, dicendo che avrebbe atteso un chiarimento da parte del governo federale, riporta Reuters.

Sempre il 23 giugno, l’India ha reso obbligatorio per i venditori menzionare il paese d’origine sul Government e-Marketplace, la piattaforma di commercio elettronico gestita dallo stato, anche se non ha menzionato la Cina in modo specifico. Il 25 giugno, Bloomberg riportava la notizia che l’India ha pianificato di imporre un rigoroso controllo di qualità e tariffe più alte sulle importazioni dalla Cina.

Il Bureau of Indian Standards stava finalizzando norme più severe, e forse dazi, per almeno 370 prodotti per garantire che gli articoli che potevano essere prodotti localmente non fossero importati. I prodotti comprendevano prodotti chimici, acciaio, elettronica, macchinari pesanti, mobili, carta, macchinari industriali, articoli in gomma, vetro, articoli in metallo, prodotti farmaceutici, fertilizzanti e giocattoli di plastica.

Antonio Albanese