GUERRA FUTURA. Il freddo non fermerà la guerra tra russi e ucraini

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Un fatto fondamentale della guerra è che favorisce l’iniziativa, cioè l’attaccante, non il difensore. Controintuitivamente per molti, l’inverno in Russia e Ucraina è un acceleratore di manovre che garantisce molteplici vantaggi a chi è all’offensiva.

Con la pausa operativa autunnale ormai conclusa e l’inizio della campagna invernale, i leader, i soldati, gli esperti di logistica e gli ingegneri di entrambe le parti dovranno affrontare nuove sfide legate al tempo e al fuoco. La Russia sta ammassando le forze e l’Ucraina sta affrontando la tanto discussa carenza di munizioni. Mentre il terreno gela il fango, quale parte è in vantaggio e dove sono i probabili luoghi del prossimo attacco?

I media occidentali mainstream continuano ad affermare che il gelido inverno ucraino costringerà a un rallentamento operativo. Si tratta di un malinteso tra Nord America ed Europa occidentale: nella guerra russofona, le stagioni ideali della campagna militare sono l’estate e l’inverno, riporta AT.

È la rasputitsa – “il periodo senza strade”, in primavera e in autunno, quando il terreno diventa fango e le strade non asfaltate si trasformano in paludi che impediscono in gran parte di manovrare.

Carri armati, artiglieria semovente e veicoli corazzati possono operare fuori strada nel fango. Ma i veicoli di supporto su ruote lo non possono fare. L’estate, con i suoi terreni asciutti e le lunghe giornate, è la stagione principale della campagna militare. Ma per i russi e gli ucraini, ben abituati a inverni rigidi, il terreno gelato che permette alle colonne di veicoli di manovrare in modo ampio è quasi l’ideale.

In effetti, è stato in inverno che la Russia ha ottenuto molte delle sue più grandi vittorie. Nell’inverno del 1812, le forze russe hanno attaccato le forze di Napoleone Bonaparte dalle ceneri di Mosca, attraverso le steppe ghiacciate e verso l’Europa. La Grande Armata fu distrutta.

Nel dicembre 1941, un contrattacco sovietico con l’impiego di divisioni dispiegate dalla Siberia salvò Mosca, infliggendo un duro colpo alla Wehrmacht e condannando la Germania nazista a una lunga guerra su due fronti che non avrebbe potuto vincere.

Nel novembre 1942, con un’enorme operazione a tenaglia su steppe innevate, le forze sovietiche sfondarono le linee della Germania e dei suoi alleati, circondando la 6a Armata di Hitler a Stalingrado. Il Reich non si sarebbe mai ripreso da quella sconfitta.

Le guerre si vincono attaccando, non difendendosi. L’attacco richiede movimento. Mentre il fango blocca il movimento, il gelo lo accelera.

L’inverno genera anche vulnerabilità per i difensori. Le posizioni fortificate e le linee di trincea, senza la copertura del terreno, sono facilmente individuabili con la neve. Il freddo richiede che pattugliatori e sentinelle tornino frequentemente in aree riscaldate, dove i soldati fuori servizio si accalcano intorno a fonti di calore. Questo è pericoloso. I bunker possono essere oscurati, ma i punti di sosta nelle retrovie sono estremamente vulnerabili: il calore fornisce spunti luminosi per gli osservatori di droni e artiglieria.

Nelle guerre passate, il cielo coperto d’inverno e l’oscurità precoce impedivano gran parte delle ricognizioni aeree. Questo è meno vero con le moderne tecnologie che possono penetrare la copertura nuvolosa e rilevare le firme di luce e calore di uomini e veicoli.

L’Ucraina, scrutando il campo di battaglia con i satelliti e i droni collegati ai dati della NATO e collegati ad armi di alta precisione, e accedendo alle informazioni sulla posizione da segnali non criptati, si è dimostrata abile nel colpire gli obiettivi nelle retrovie russe: lo stesso hanno fatto i russi.

Tra questi, i nodi di comando e controllo e i depositi di munizioni. Inoltre, se un attaccante riesce a sfondare le linee e a scardinare le difese, le truppe in ritirata devono affrontare pericoli allo scoperto: è durante le ritirate che si trasformano in rotte che gli eserciti subiscono le perdite più disastrose.

L’inverno raddoppia questo pericolo. A meno che i difensori non dispongano di una serie di posizioni difensive per ripiegare, il terreno ghiacciato rende difficile, o impossibile, scavare nuove trincee o trinceramenti: Campagna di Russia docet. Per non parlare della Ritirata di Russia dell’Armir.

Tuttavia, anche attaccare in pieno inverno non è facile, soprattutto per le unità motorizzate.

Le tracce dei veicoli spiccano nella neve, esponendo gli attaccanti che si ammassano nei punti di raccolta alla ricognizione aerea, un problema esacerbato dalla mancanza di fogliame, ad esempio.

Questi fattori mettono sotto pressione gli esperti di logistica, un settore in cui la Russia ha fallito gravemente nella fase di manovra primaverile della guerra, quando alcune colonne rimasero letteralmente senza carburante.

Le sfide per la logistica raddoppia in inverno, poiché sono necessari antigelo e lubrificanti per le stagioni fredde per aver mezzi operativi e bisogna farli arrivare al fronte.

Anche l’artiglieria ha bisogno di fluidi speciali per essere operativa. La fanteria in avanzata richiede un addestramento per gestire la temperatura e un abbigliamento personale adeguate. Gli italiani ricordano le “scarpe di cartone”, che di cartone non erano, ma non erano adeguate al clima russo, come invece erano le calzature di feltro indossate dai sovietici.

Su tutti vale un dato oggettivo: il freddo può uccidere.

Antonio Albanese

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