GUERRA FUTURA. Anche la guerra marina verrà “dronizzata”

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I droni stanno aumentando anche in mare, poiché le grandi potenze sviluppano e impiegano navi subacquee senza equipaggio, Uuv, per ottenere un vantaggio strategico nel Pacifico e oltre. Gli Stati Uniti, il Regno Unito, la Cina e la Russia stanno tutti sviluppando e schierando simili navi, indicando una “dronificazione” della futura guerra marittima; proprio come è avvenuto per quella aerea.

Il Regno Unito, che sta espandendo la sua presenza militare nel Pacifico, sta  per far operare il suo primo drone subacqueo “extra-large” per integrare i suoi sottomarini di classe Astute. Gli sforzi della Royal Navy per progettare, costruire e testare tale drone sono stati designati Progetto Cetus, e mirano a produrre un dimostratore Auv – Autonomous Underwater Vehicle da 27 tonnellate e 12 metri. Il contratto per il Progetto Cetus dovrebbe essere finalizzato nell’anno finanziario 2021-2022, con un costo previsto di 21,5 milioni di sterline , pari a 29,3 milioni di dollari. La Royal Navy sta anche lavorando sul drone subacqueo Manta, una versione senza equipaggio dell’esistente sommergibile con equipaggio S201 fatto da MSubs, un produttore britannico.

Gli Stati Uniti stanno lavorando sul simile Orca Extra Large Unmanned Undersea Vehicle – Xluuv, dato che la Marina statunitense ha assegnato a Boeing contratti per un valore totale di 274,4 milioni di dollari per produrre cinque Orca Xluuv nel 2019. L’Orca può essere utilizzato per contromisure di mine, guerra antisommergibile, guerra antisuperficie, guerra elettronica e missioni d’attacco senza rischiare la vita dei suoi operatori.

Anche la Cina progetta l’uso di droni subacquei, con l’Indonesia che ha sequestrato tre droni cinesi etichettati “Shenyang Institute of Automation Chinese Academy of Sciences” vicino all’isola Selayar di South Sulawesi nel dicembre 2020. Nello stesso anno, la Cina ha presumibilmente schierato 12 droni subacquei Sea Glider nell’Oceano Indiano per raccogliere dati oceanografici per sostenere le operazioni dei sottomarini.

Inoltre, la Cina gestisce il drone subacqueo HSU-001, che è più o meno analogo al Progetto Cetus, Manta e Orca. L’HSU-001 è stato testato al largo del Fujian o dello stretto di Taiwan, simulando operazioni antisommergibile.

La proliferazione dei droni subacquei nella regione del Pacifico sta cambiando il quadro della guerra subacquea, poiché l’ambiente marittimo della regione pone sfide operative uniche alle operazioni subacquee.

Il contestato Mar Cinese Meridionale è un corpo d’acqua semichiuso con numerose caratteristiche sottomarine non mappate e bassi fondali, che rendono la navigazione pericolosa sia per i combattenti di superficie che per quelli subacquei, ideale per restare i  nuovi droni subacquei.

I droni subacquei possono esplorare i campi minati subacquei e possibilmente disarmare le mine navali. Possono ridurre, ma non eliminare, la necessità di squadre di sommozzatori specializzati per la ricognizione, l’identificazione e lo sminamento di potenziali spiagge di atterraggio per operazioni di guerra anfibia; possono anche eseguire operazioni antisommergibile, cercando e rintracciando attivamente i sottomarini nemici, senza mettere in pericolo le navi di superficie con equipaggio o i sottomarini.

Più significativamente, i droni subacquei possono diventare armi strategiche se caricati con armi nucleari; una di queste armi è il drone russo Poseidon, che dà alla Russia una capacità credibile di secondo colpo in caso di attacco nucleare.

Lucia Giannini