CINA – Pechino 14/01/2014. Sostanze chimiche pericolose sono state trovate in vestiti e calzature per bambini di grandi marchi internazionali, secondo il nuovo rapporto reso noto il 14 gennaio da Greenpeace Asia dal titolo “Piccoli mostri nell’armadio”.
I test sono stati condotti su prodotti di 12 note aziende internazionali. I risultati mostrano che non vi è grande differenza tra le concentrazioni di sostanze chimiche nei vestiti per bambini, il gruppo più vulnerabile all’inquinamento, rispetto a quelle riscontrate nei vestiti per adulti che sono stati analizzati in precedenti analisi condotte dall’associazione.
Tutti i marchi testati hanno almeno un prodotto nel quale sono state rilevate sostanze chimiche pericolose. Le concentrazioni, ad esempio, di Pfoa (acido perfluorottanico) in un costume da mare erano molto più elevate del limite previsto dalla casa produttrice stessa nella sua lista di sostanze proibite. Pfoa, ftalati e nonilfenoli etossilati sono interferenti endocrini, sostanze che, una volta rilasciate nell’ambiente, possono avere potenzialmente effetti dannosi sul sistema riproduttivo, ormonale o immunitario.
La Cina rimane il maggior produttore al mondo di tessile e Greenpeace chiede al governo cinese di bandire le sostanze pericolose dall’industria. È importante che Pechino pubblichi una lista nera di sostanze da eliminare e chieda alle imprese di agire immediatamente rendendo pubbliche le informazioni sulle sostanze impiegate, per facilitare un processo di trasparenza e pulizia dell’intera filiera. Greenpeace chiede alle imprese di riconoscere l’urgenza e di comportarsi da leader sulla scena globale, impegnandosi a non rilasciare sostanze chimiche pericolose entro il 1 gennaio 2020. Dal lancio della campagna di Greenpeace “Detox” nel luglio 2011, 18 importanti aziende del settore dell’abbigliamento si sono già impegnate pubblicamente.