GOLFO PERSICO. Mosca teme un ampio conflitto e rilancia il suo piano senza militari stranieri 

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La Russia ha detto che le tensioni con l’Iran hanno reso reale la prospettiva di un conflitto “su larga scala”, invitando i paesi del mondo a sostenere la dottrina di sicurezza russa sulla presenza militare extra-regionale zero in Medio Oriente per evitare il realizzarsi di un simile scenario.

Parlando alla riunione dei ministri degli Esteri Brics a Rio de Janeiro la settimana scorsa, il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha utilizzato le tensioni tra Stati Uniti e Iran per promuovere la dottrina della sicurezza collettiva in Medio Oriente, proposta da Mosca: «Lo sviluppo della situazione che coinvolge l’Iran ha raggiunto una linea pericolosa, che è irta di rischi di guerra su larga scala. Dobbiamo fare del nostro meglio per prevenirla», ha detto Lavrov, ripreso da Press Tv.

Non ha fatto riferimento a nessun paese per nome, tuttavia, secondo la Tass, ma gli accenni alle tensioni Iran-Usa nell’area del Golfo Persico erano palesi.

L’amministrazione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha acuito le tensioni con l’Iran dal maggio 2018, quando ha unilateralmente ritirato l’appoggio degli Stati Uniti d’America dall’accordo con l’Iran sul nucleare. Da allora Washington ha imposto una serie di sanzioni a Teheran e ai suoi partner commerciali.

Le tensioni si sono alzate ulteriormente nella regione dall’inizio di maggio, quando gli Stati Uniti hanno ordinato il dispiegamento accelerato di un gruppo di attacco nel Golfo Persico, citando minacce da parte dell’Iran. Una settimana dopo, quattro petroliere hanno avuto problemi, di cui è stato accusato l’Iran nel porto Emirati di Fujairah. All’inizio di giugno altre due petroliere sono state danneggiate da esplosioni nel Golfo dell’Oman. Gli Stati Uniti hanno attribuito entrambi gli incidenti all’Iran. Teheran ha negato qualsiasi coinvolgimento e ha detto che gli incidenti erano sì “sospetti”, ritenendo a sua volta che gli Stati Uniti avessero creato una messinscena per innescare un conflitto.

Il 20 giugno, un drone spia statunitense e un altro aereo con equipaggio sono entrati nello spazio aereo iraniano. Le forze di difesa aerea iraniane hanno abbattuto il drone, ma hanno scelto, come comunicato in conferenza stampa, di non abbattere il velivolo con l’equipaggio. Nella loro reazione gli Usa hanno scelto obiettivi in maniera tale a creare solo danni materiali. 

A luglio, il Regno Unito ha sequestrato una superpetroliera che trasportava petrolio iraniano vicino a Gibilterra, sostenendo che stava violando le sanzioni unilaterali dell’Unione Europea trasportando greggio per la Siria. L’Iran ha negato che la nave fosse diretta verso la Siria, ma ha condannato il sequestro. Teheran ha poi sequestrato una nave battente bandiera britannica nello Stretto di Hormuz per non essersi fermata dopo aver colpito un peschereccio iraniano, in violazione delle norme marittime internazionali.

Londra da allora ha chiesto la formazione di una missione guidata dall’Europa nel Golfo Persico per garantire un “passaggio sicuro” nella regione. Washington ha anche annunciato i propri piani separati per formare una coalizione militare internazionale nel Golfo Persico. La Gran Bretagna e gli Stati Uniti devono ancora fornire piani specifici per le missioni annunciate. Gli Usa hanno però annunciato il ritorno dei loro uomini in Arabia Saudita. 

La scorsa settimana, Mosca ha respinto il piano di Washington per una coalizione marittima, pubblicando il proprio “concetto di sicurezza collettiva” che cerca di ridurre le tensioni nella regione marittima del Golfo. Secondo il documento, l’iniziativa cerca di creare un meccanismo in base al quale la sicurezza del Golfo Persico sarebbe garantita dalla cooperazione reciproca delle nazioni che visi affacciano, negando al contempo una presenza militare straniera permanente.

Anna Lotti