GIORDANIA – Amman 17/01/2014. Il re giordano Abdullah II e il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu si sono incontrati ad Amman, per discutete del piano del Segretario di Stato americano John Kerry sui negoziati tra palestinesi e israeliani.
Al Hayat riporta un comunicato rilasciata dalla Corte reale giordana: «Il re ha incontrato Netanyahu, dopo gli incontri con Mahmoud Abbas, e Kerry (…) il fine di questi incontri è quello di realizzare progressi tangibili che soddisfino le aspirazioni del popolo palestinese, e proteggere al tempo stesso gli interessi giordani, soprattutto in questa fase critica in cui si è cristallizzato un quadro negoziale tra palestinesi e israeliani sotto l’egida degli Stati Uniti». La dichiarazione non ha fornito dettagli della riunione, fatto che ne indica l’importanza e la sensibilità, cui hanno partecipato un numero limitato di membri del governo giordano. La nota reale non ha riportato le dichiarazioni del primo ministro israeliano, dicendo solo che quest’ultimo «ha informato il re sui negoziati di pace e sugli sforzi degli Stati Uniti».
Alla riunione hanno partecipato il Capo della Corte Reale, Fayez Tarawneh, il ministro degli Affari Esteri e degli Affari degli Espatriati, Nasser Judeh, il Direttore dell’Ufficio del Re Imad Fakhoury, e Direttore dell’intelligence, Faisal Shobaki, oltre alla delegazione che ha accompagnato il Primo ministro di Israele. Dopo il ritorno in Israele, l’ufficio del premier israeliano ha emesso una dichiarazione, ripresa dall’Afp, che «il primo ministro ha sottolineato (durante la riunione) che Israele attribuisce grande importanza alle misure di sicurezza, compresi gli interessi della Giordania e che in qualsiasi futuro accordo terrà conto dell’accordo di pace firmato da venti anni». Netanyahu intende fissare il confine tra la Giordania e la Cisgiordania, e il riconoscimento di Israele «come lo stato del popolo ebraico» per raggiungere un accordo di pace con i palestinesi. Il negoziatore palestinese Nabil Shaath aveva detto il 16 gennaio durante un incontro con i giornalisti a Ramallah: «Attualmente, Kerry va avanti e indietro per discutere solo di due questioni che non sono mai state nella nostra agenda: Israele ebraico e Valle del Giordano». Ha aggiunto che «dal punto di vista israeliano, il riconoscimento di Israele come stato ebraico è uguale alla abolizione del diritto di restituzione o di qualsiasi soluzione al problema dei profughi sulla base della risoluzione 194 delle Nazioni Unite». Entrambi punti non accettabili, ha detto, dalla parte palestinese. Il 16 gennaio, il vice ministro della Difesa israeliano Danny Danon, falco del Likud, ha condotto una manifestazione nella Valle del Giordano dicendo: «Le comunità ebraiche resteranno per sempre nella Valle del Giordano» in riferimento agli insediamenti della zona, criticando anche le proposte sicurezza degli Stati Uniti. Inoltre, nella stessa giornata, la Reuters che cita i media israeliani, ha detto che Netanyahu ha aumentato la superficie dei territori occupati che Israele vuole mantenere in qualsiasi accordo di pace con i palestinesi, una mossa che potrebbe complicare gli sforzi sostenuti dagli Stati Uniti per raggiungere un accordo quadro. Secondo la radio dell’esercito israeliano, le richieste israeliane arriverebbero al 13 per cento della Cisgiordania. Nel frattempo, il quotidiano “Israel Today”, citando fonti diplomatiche israeliane, scrive che Kerry a breve dovrebbe ricevere risposte dal presidente Abbas e da Netanyahu sulle proposte per raggiungere un accordo quadro, e in particolare nei due aspetti principali: le misure di sicurezza al confine della Valle del Giordano, e lo stato ebraico di Israele. Secondo fonti diplomatiche riportate dal quotidiano israeliano, Gerusalemme non intende approvare i principi Usa, aggiungendo ulteriore tensione tra Washington e Tel Aviv. La rete televisiva israeliana Arutz Sheva afferma poi che la conferenza stava tramontando, alla luce di quanto pubblicato sui progressi nei negoziati, essendo venuta fuori la posizione della destra israeliana che rifiuta uno stato palestinese a fianco di Israele.