Il Fronte d’azione islamico è il principale vincitore delle elezioni tenutesi l’11 settembre in Giordania, ottenendo 31 seggi su 138 nella Camera dei rappresentanti del paese, con oltre 500.000 voti.
Si tratta di un risultato sorprendente per gli islamisti, il partito politico infatti rappresenta la Fratellanza musulmana in Giordania, che si considerano un partito di opposizione, che hanno ricevuto dieci seggi nelle elezioni del 2020 e che hanno deciso nelle elezioni passate di boicottare del tutto il processo politico, riporta The Jerusalem Post.
Le elezioni si sono svolte in seguito a una notevole riforma del meccanismo di voto, che per la prima volta ha consentito agli elettori di scegliere i propri rappresentanti tramite due schede: una per i loro rappresentanti locali che si sono contesi 97 dei 138 seggi e l’altra per il distretto nazionale che comprende i restanti 41 seggi. Erano 36 i partiti ammessi alle elezioni a livello nazionale, mentre solo due si sono candidati a quello locale. Il successo del Fronte è stato diviso tra 17 seggi a livello nazionale e 14 seggi a livello locale.
Inoltre, sono state elette 27 donne per il parlamento, 18 delle quali sono state elette a causa della quota minima del paese per le donne nella camera dei rappresentanti. Un altro cambiamento in queste elezioni è stata l’età minima per i candidati, che è stata abbassata da 30 nelle elezioni passate a 25.
Altri risultati importanti sono andati al partito di orientamento nazionale Al-Mithaq Al-Watani che ha vinto 21 seggi e al partito di sinistra Taqaddum che ha vinto 8 seggi. Il resto è stato distribuito principalmente tra candidati indipendenti o partiti più piccoli.
L’affluenza alle urne è stata di 1,6 milioni su una stima di 5,1 milioni di elettori, il che simboleggia una bassa affluenza di circa il 32%, nonostante sia più alta rispetto alle ultime elezioni del 2020, che hanno visto un’affluenza del 29%.
La Camera dei rappresentanti è la camera bassa del ramo legislativo del Regno hashemita di Giordania. La camera alta, il senato, è composta da 65 delegati, tutti nominati da un decreto reale, come il ramo esecutivo, il governo giordano. Ciò garantisce al re il controllo assoluto del processo legislativo, poiché qualsiasi atto legislativo approvato in parlamento deve essere ratificato anche da coloro da lui nominati, e anche da lui stesso.
Sin dalla loro fusione come partito politico nei primi anni Novanta, gli islamisti in Giordania sono stati in prima linea nell’opposizione al processo di pace con Israele, guidando proteste e marce e usando la loro influenza sociale e religiosa per predicare e agire contro gli accordi di pace e la normalizzazione.
Tommaso Dal Passo
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